Sanità Como-Varese, no dei farmacisti
«Per noi e i pazienti è peggiorato tutto»

Il presidente De Filippis: «Penalizzati dal nuovo assetto previsto con la riforma Maroni». L’ultima beffa sugli esami del sangue: «Prenotarli qui? Pubblicizzano la novità senza avvisarci»

Obbligo di prenotazione per l’esame del sangue, ma con il sistema online i tempi d’attesa sono di 20 giorni e il centralino non offre disponibilità. La Regione ha fatto sapere che in farmacia è possibile fissare l’appuntamento per il prelievo. Peccato che i farmacisti non ne sappiano nulla. «No, a noi nessuno ha chiesto niente – spiega Giuseppe De Filippis, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Como – questa novità non è stata concordata con la nostra categoria, non ci hanno nemmeno avvertito prima di dare comunicazione alla cittadinanza. E, anche volessimo, non abbiamo gli strumenti per prenotare l’esame del sangue. Noi possiamo aiutare i cittadini a prenotare esami radiologici, le visite specialistiche, ma non il comune prelievo del sangue». Eppure a inizio giugno la Regione tramite Asst ha diffuso la notizia.

Periferia dell’impero

Anche FederFarma smentisce ci siano state indicazioni in merito. Il risultato comunque è che adesso nel post Covid per riuscire a fare un prelievo o bisogna rivolgersi al privato o bisogna aspettare, quando prima bastava recarsi al punto prelievi. «L’online e il centralino telefonico non credo accorceranno i tempi d’attesa – dice De Filippis – ma più in generale penso che la riforma regionale della sanità voluta anni fa da Maroni non sia stata positiva. Al di là di qualsiasi polemica o colore politico la gestione della sanità non ha portato a un miglioramento del servizio ed è stata in parte disattesa. Nel nostro piccolo poi l’aggregazione di Como sotto all’Ats dell’Insubria con Varese ci ha penalizzato. Mancano passaggi di comunicazioni importanti con tutti i soggetti sanitari, il dialogo è macchinoso e lento. E temo che questa novità sulla prenotazione degli esami del sangue ne sia un esempio. Anche l’ufficio farmaceutico ora è a Varese, era utile per la consegna delle ricette, per le visite ispettive, per le prestazioni farmaceutiche su alcune terapie e per il reperimento di alcuni farmaci. Così il territorio comasco soffre un rapporto di lontananza e di dipendenza. Ora, leggo, c’è la proposta di tornare all’Asl di Como. La guardo con interesse».

Promesse mai mantenute

Una lezione che ci ha impartito il Covid: potenziare la medicina territoriale, vicina ai cittadini. Sul tema tanti anni fa, undici per l’esattezza, si discuteva anche di creare la “farmacia dei servizi”. Di immettere energia nelle farmacie per seguire i pazienti nelle loro cure. «Sì, ne abbiamo discusso anni e poi è rimasto tutto sulla carta – spiega il presidente dei farmacisti comaschi – Avremmo potuto monitorare le terapie e i farmaci presi dai pazienti, soprattutto i cronici, valutarne gli esiti, anche prenotando con più puntualità gli esami. La politica parlava di centri polifunzionali. Ci si lamenta ancora delle campagne vaccinali molto inferiori alla media degli altri paesi europei, un argomento per altro ora molto attuale. Ma le farmacie l’antinfluenzale possono soltanto venderlo, non possono somministrarlo, non ci è mai stato dato il permesso. Bisogna andare negli ambulatori, oppure, come spesso succede, dalla zia o dalla portinaia che in gioventù erano brave a fare le iniezioni». Per la sanità lombarda e italiana ci sono cambiamenti in vista. Adesso si discute anc he dell’infermiere di famiglia. Vedremo come andrà a finire.

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