Tamponi, Como è stata dimenticata
Un terzo dei contagi solo a ottobre

La nostra provincia sempre in deficit sui test rispetto alla media lombarda. Nelle ultime settimane sono aumentati. Da inizio mese 2.364 positivi, il 33% del totale

Nei primi 25 giorni di ottobre si è concentrato oltre un terzo di tutti i contagiati (almeno di quelli accertati con un tampone) comaschi dall’inizio della pandemia. E questo nonostante fino a una settimana fa la media dei tamponi realizzati nella nostra provincia continuava a essere inferiore rispetto alla media della Lombardia.

Dai numeri sui test per dare la caccia al virus emergono due dati. Il primo: Como, rispetto al resto della regione, è stata dimenticata sul fronte della prevenzione. Il secondo: ottobre si sta rivelando un mese drammatico sul fronte dei numeri dei nuovi casi, con la nostra provincia nuovo epicentro del virus assieme a quelle di Milano e di Varese.

La verità nei numeri

Il primo aspetto è una conferma a quanto già denunciato nei mesi scorsi, a dispetto del tentativo di Ats Insubria di dimostrare il contrario: il numero di tamponi effettuati a Como è stato clamorosamente insufficiente. Questo ha portato a due conseguenze principali.

La prima: il ritardo nella prevenzione (e lo si è visto, tragicamente, soprattutto per quanto accaduto nelle case di riposo). La seconda: il numero complessivo di comaschi contagiati dall’inizio della pandemia è chiaramente sottostimato rispetto a quello reale. E anche ora che la nostra provincia segna un’inversione di tendenza preoccupante, la quantità di test realizzati (con la sola eccezione dell’ultima settimana) risulta tutt’ora più bassa della media lombarda.

Il grafico qui sopra si commenta da solo. Eppure qualche sottolineatura è necessaria. A cominciare dal fatto che i test, sul Lario, sono iniziati più tardi rispetto ad altre province. La Lombardia - ad eccezione del Veneto - si era fatta cogliere impreparata, sul fronte tamponi, e così i controlli venivano fatti solo per quei casi che, per via dei sintomi, già potevano quasi certamente definirsi positivi. Per tutto il mese di marzo a differenza tra la media dei test fatti nel resto della regione e quelli nella nostra provincia è stata addirittura clamorosa. Ma anche successivamente, a emergenza finita, il dato comasco è stato costantemente inferiore a quello lombardo.

In termini numerici il cambio di passo è iniziato nell’ultima settimana di agosto, quando il numero di tamponi effettuato per la prima volta ha toccato l’1% della popolazione lariana.

Crescita esponenziale

Ma è ad ottobre che la media dei tamponi a Como si è alzata, peraltro parallelamente a quella lombarda, con punte che hanno sfiorato l’1,7% dei test effettuati sul totale dei residenti nella nostra provincia. In termini numerici parliamo di oltre 25mila tamponi eseguiti soltanto ad ottobre. Un mese che ha visto, inevitabilmente, una crescita di casi. Ma ha visto, soprattutto, un incremento della percentuale dei positivi sul numero di test eseguiti arrivato nell’ultima settimana a sfiorare il 13% (non accadeva dalla seconda settimana di marzo).

Dall’1 ottobre a ieri nel Comasco si sono registrati 2.364 nuovi casi, pari al 33% di tutti i contagi comaschi dall’inizio della pandemia (6.976 casi complessivi).

Peggio di noi soltanto Varese (a ottobre il 49% dei casi complessivi) e Milano (44%).

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