Valduce, 7mila tute antivirus
Dalla Regione ne arrivano 10

Como, ancora problemi nella distribuzione dei presidi di protezione L’ospedale ha fatto da solo

Settemila tute antivirus per proteggere il personale sanitario del Valduce. E, di queste, dalla Regione Lombardia ne sono arrivate soltanto dieci. «E forse sono arrivate anche per errore» chiosa, con una battuta, il responsabile della farmacia della struttura di via Dante, Giovanni Borin.

A quasi due mesi e mezzo dall’inizio dell’inferno Covid negli ospedali lombardi, il caos sul fronte dei presidi di autoprotezione sembra non essere stato risolto. Con le forniture provenienti dalla Regione Lombardia che molte strutture sanitarie, impegnate nella lotta contro il virus maledetto, vedono arrivare con il contagocce.

«La fornitura delle tute è soltanto il dato più eclatante - commenta il direttore sanitario del Valduce, Claudio Zanon - Complessivamente direi che l’80% di tutta la spesa per i dispositivi di protezione individuale ma anche dei farmaci necessari l’abbiamo dovuta sostenere noi». E c’è chi potrebbe sottolineare che è normale, visto che il Valduce non è un ospedale pubblico: «Ma sul Covid ci siamo trovati tutti a fronteggiare un nemico comune - fa notare ancora il direttore sanitario dell’ospedale di via Dante - E a parte il fatto che noi, in realtà, siamo un ente non profit, quindi se abbiamo un surplus lo reinvestiamo nell’ospedale, e applichiamo le stesse regole degli ospedali pubblici, abbiamo garantito la cura di oltre 700 persone affette dal Covid a fronte di una struttura che ha 260 posti letto accreditati».

La questione, peraltro, non è tanto economica, quanto sostanziale: soprattutto nelle settimane di maggiore emergenza, quando farmaci e dispositivi mancavano, un approvvigionamento regionale avrebbe consentito di garantire a tutte le strutture impegnate nella lotta al virus di proteggere al meglio il proprio personale sanitario. Sul fonte delle tute, il Valduce ha dovuto arrangiarsi a modo suo.

«Delle settemila tute arrivate, un quarto le abbiamo ricevute come donazioni da parte di aziende e di privati» sottolinea il direttore della farmacia. Anche sul fronte dei camici l’ospedale di via Dante ha dovuto far da solo: «Dalla Regione abbiamo ricevuto la fornitura equivalente alla scorta sufficiente per una settimana». Di settimane, dall’inizio dell’emergenza, ne sono passate dieci.

«Credo che la Regione abbia principalmente garantito gli ospedali pubblici senza rendersi conto che in un momento in cui tutti eravamo impegnati nella stessa lotta, anche noi avevamo bisogno di dispositivi di protezione - commenta ancora il direttore Zanon - Tra l’altro così facendo si è dato vita a un doppio binario in cui ci venivano imposte direttive regionali che noi dovevamo seguire, ma senza l’aiuto sul fronde dei presidi. Io credo che se noi siamo una struttura accreditata, per di più impegnata in un’emergenza che coinvolge tutti, allora sia giusto essere trattare esattamente come gli altri».

Secondo il direttore del Valduce, nell’emergenza Covid «il privato ha integrato le carenze del pubblico. Di conseguenza, se tu Regione vuoi privilegiare alcuni ospedali non puoi però dimenticarti che una parte della richiesta del pubblico viene soddisfatta grazie alle altre strutture». Non solo: «Il rispetto di queste regole è anche il rispetto di un lavoro svolto in modo integrato. Se non agiamo così, tutto diventa più complicato». Anche fornire le tute antivirus al personale. Che con la consegna dalla Regione avrebbe fatto fatica a garantire sei ore di lavoro in un solo reparto dell’ospedale.

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