Violavano le regole anti Covid
Piazza Volta, chiusi quattro locali

Blitz nel cuore della movida, le forze dell’ordine varano la linea della tolleranza zero - Dal distanziamento alla sanificazione, l’annuncio della questura: «Presto nuovi controlli»

Como

Quattro locali chiusi, un quinto e un sesto “solamente” multati. Violazioni di vario genere. Soprattutto, però, mancato rispetto delle normative anti Covid.

Sabato sera, in piazza Volta, i carabinieri del nucleo Ispettorato del lavoro e i loro colleghi della compagnia di Como, coadiuvati da polizia di Stato e guardia di finanza, hanno presentato un conto parecchio salato ad alcuni dei locali più frequentati dalla movida cittadina. Le contestazioni? «Omessa informazione ai lavoratori, erronee modalità di accesso dei fornitori esterni, scarsa pulizia e sanificazione dei locali, non adozione di precauzioni igieniche personali dei dipendenti, mancata regolamentazione nella gestione degli spazi comuni».

I locali sanzionati sono il “Bar Krudo” che dovrà pagare 400 euro di multa e osservare un giorno di chiusura dell’attività (già fatto, ieri, al pari degli altri); il bar “The brothers cafè” all’angolo con via Carcano, chiuso per due giorni e sanzionato per 4.200 euro (in questo caso sarebbe stata contestata anche l’occupazione di un lavoratore in nero); il bar “Alessandro Volta”, chiuso per un giorno con 850 euro di sanzione; e infine il bar “Hemingway”, 400 euro e un giorno di chiusura.

Benché contestatissimo dai titolari delle attività (che assicurano di fare di tutto per imporre il rispetto delle norme), il provvedimento era per certi versi nell’aria. Dall’arrivo della bella stagione e dal giorno della riapertura dei locali pubblici, piazza Volta - al pari di viale Geno, altra “piazza” calda della movida cittadina - è presa sistematicamente d’assalto da migliaia di giovani e giovanissimi, e non più soltanto nel fine settimana. Il colpo d’occhio, come sa chiunque sia capitato da queste parti il venerdì o il sabato sera, è impressionante, e lo è soprattutto per la totale mancanza di cautele, resa se possibile ancora più macroscopica dal decadimento dell’obbligo di indossare la mascherina protettiva negli spazi aperti, in virtù di quella nuova norma che di fatto ne ha reso l’utilizzo parecchio discrezionale, laddove se ne caldeggia l’impiego quando non sia possibile mantenere il distanziamento. Per il momento, non senza polemiche, a farne le spese sono i titolari degli esercizi pubblici più frequentati, che rifiutano però di assumersi la responsabilità di comportamenti sui quali – dicono - non possono esercitare alcun controllo. Su di loro pesa una messe di norme impressionante, spesso quasi impossibili da far rispettare.

In un comunicato diffuso ieri mattina, la questura ha annunciato comunque quel che già si sapeva. E cioè che controlli analoghi saranno intrapresi nei prossimi giorni e per tutto il resto della stagione estiva «al fine di garantire il rispetto della normativa sul distanziamento sociale e sulla prevenzione del contagio epidemiologico». Passa insomma la linea della “zero tolerance”, ed è plausibile che al prossimo giro tocchi proprio ai locali di viale Geno, benché lo “spazio urbano”, da quelle parti, garantisca un distanziamento più efficace, almeno sulla carta.

Per tornare alla cronaca, sempre l’altra sera - mentre in piazza venivano controllati i bar - la polizia stradale eseguiva una serie di controlli con etilometro nelle immediate vicinanze. Risultato: nove denunce per guida in stato di ebbrezza e altrettanti veicoli sequestrati. Età media dei sanzionati attorno i 25 anni, tutti con tassi alcolemici ben oltre il grammo per litro di sangue, a fronte di un limite che - lo ricordiamo - la legge fissa a quota 0,5.

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