Caos sul lago, i bus turistici si difendono. «Non si vive solo con i cinque stelle»

Il dibattito Le imprese dei pullman replicano alle accuse per i frequenti ingorghi sulla Regina. «Como è famosa nel mondo perché visitata da milioni di persone, assurda la logica dei divieti»

«Ora basta» ha detto nei giorni scorsi Gian Paolo Fumagalli, presidente di Consorzio Imprenditori Alberghieri indicando nei pullman turistici sulla Regina uno dei fattori critici che rischiano di far collassare il sistema turistico del territorio. Fumagalli ce l’ha, in particolare, con l’abitudine di alcuni operatori che sono soliti lasciare i passeggeri in centro a Como per poi salire con i mezzi vuoti fino a Cadenabbia dove ricaricano i gitanti al termine della giornata in battello. «Mi stupisco che nessuno riesca a impedire questa situazione che ogni giorno crea pesantissimi disagi sulla Regina» ha detto Fumagalli.

Ora a replicare alle accuse è Francesco Artusa, presidente di Sistema Trasporti, l’associazione per il trasporto privato di Ncc e bus turistici tra i cui associati c’è la stessa Zani Viaggi, l’impresa che fa la spola tra Como e il Centro Lago.

La “massa”

«La logica di Fumagalli è inaccettabile e senza senso - dice Artusa - è veramente miope immaginare che le fortune di un territorio e in particolare il suo sviluppo turistico possa dipendere esclusivamente dagli ospiti degli alberghi di lusso. Se non ci fosse la “massa”, ovvero le persone normali che vengono a Como per fare una gita, non ci sarebbe nemmeno la fascia di ospiti alto spendenti perché la fama internazionale e l’appeal di un luogo si alimentano proprio grazie alla “massa” che ad esempio posta sui social le immagini di un certo paesaggio. Inoltre mi lasci dire che tutte le attività connesse con il turismo - dal bar alla gelateria - meritano lo stesso rispetto dovuto ai grandi alberghi».

Al centro del dibattito c’è la necessità, comune a tutti, di trovare un punto di equilibrio tra sviluppo della movimentazione turistica e vivibilità, pena il generale corto circuito del territorio a scapito dei turisti (pop e alto spendenti) e dei residenti.

«Ma chi stabilisce qual è il punto critico? Non si può sollecitare divieti a fronte di un paio di pulmann, stiamo parlando di imprese che necessita di programmazione, una necessità di cui le istituzioni devono iniziare a tenere conto. Le aziende sono già afflitte dai postumi della pandemia e dalla carenza di autisti e francamente non si capisce questa corsa a chi bandisce i bus turistici per primo» spiega Artusa.

Impossibile, secondo il presidente di Sistema Trasporti, immaginare una situazione in cui i torpedoni possano essere sostituiti da minivan il cui va e vieni sul lago sarebbe di sicuro più agevole: «È del tutto evidente - spiega - che i costi sarebbero notevolmente superiori ad ora e la destinazione non sarebbe più appetibile».

L’ordinanza

E allora? La soluzione secondo i pullman si può trovare attraverso la concertazione. «Siamo sia stupiti sia amareggiati nell’apprendere che dai primi di giugno si intende chiudere la statale Regina sul lago di Como ai bus turistici sopra gli 11 metri. Se ci avessero convocato al summit che includeva il prefetto, Anas e diversi sindaci, cioè tutti tranne i diretti interessati, avremmo potuto portare altre soluzioni in grado di migliorare la situazione come dei semplici specchi o dei semafori intelligenti in grado di evitare incroci di bus nelle direzioni contrapposte nel solo punto critico presente. Avremmo inoltre spiegato che la stagione per noi è già iniziata. Il che significa che siamo da tempo in possesso di centinaia di prenotazioni. Sono contratti che l’annunciata ordinanza ci impedisce di onorare».

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