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Flussi A luglio +10% di visitatori, oltre la metà stranieri. Di circa due ore l’esperienza di visita e shopping: i dati di Confcommercio
Como
«Si è lavorato molto per ottenere i risultati positivi che stiamo rilevando, resta ora il compito di governare i flussi turistici in sinergia con tutti gli attori del territorio e senza lasciare indietro nessuno». Così il presidente di Confcommercio Como, Giovanni Ciceri, legge gli ultimi dati circa gli ingressi nel centro di Como aggiornati al mese di luglio su giugno che vedono un aumento dei visitatori del 10% con 966.677 visitatori totali e 3.799.998 visite. Tornano gli svizzeri e sorprendono i numerosi arrivi dall’Olanda.
I dati sono stati registrati da Confcommercio Como attraverso un sistema di monitoraggio dei cellulari che intercettano gli ingressi in centro. Attivo solo da quattro mesi, si tratta di un primo efficace sistema per avere dei dati capillari, e quindi delle analisi più puntuali, su come si muovono i flussi turistici. Ora sappiamo che la permanenza media in luglio è stata di quasi due ore (1 ora e 54 minuti), la fascia oraria con maggior presenza è alle 10.00 del mattino nei giorni feriali, mentre nel fine settimana è tra le 17.00 e le 18.00 del pomeriggio.
Non sorprende che oltre la metà dei turisti in centro siano visitatori stranieri: il 61% delle persone che circola per la città murata, infatti, provengono dall’estero. Sono in calo i visitatori dagli Stati Uniti che questo luglio rispetto al mese precedente segnano un -15,4%, pur restando il primo mercato di riferimento per Como città. Al contrario sono aumentati i francesi (+34%). Al terzo posto ci sono i visitatori dal Regno Unito con un aumento del +6%. Tornano gli svizzeri in modo significativo: +24% e un balzo degli olandesi (+91% rispetto a giugno).
Si è quindi recuperato in abbondanza quel calo del 4,3% di presenze registrato a giugno rispetto a maggio e che era dovuto a una diminuzione degli italiani. Per gli stranieri invece il trend è in crescita e in espansione per paesi di provenienza.
«Il lavoro che ha costruito la destinazione lago di Como è stato fatto dagli albergatori, ristoratori, commercianti e dai diversi soggetti, inclusi gli enti pubblici, oltre alla Camera di commercio di Como e Lecco che hanno investito in modo strategico in questa direzione. Un impegno che ora premia il territorio – prosegue Ciceri – ma che offre ancora spazi per crescere. Ci sono potenzialità inespresse in alcune aree che non hanno una forte attrattività ma che possono esprimere valore soprattutto in ambito enogastronomico» proprio questo è il settore che in Italia presenta il maggior potenziale di sviluppo e alcune aree come quelle di Asti, Cuneo, l’Umbria e in parte la Toscana hanno costruito sulla tradizione del cibo “buono e giusto” un profilo turistico di livello internazionale.
«Per riuscire nel far esprimere ogni ambito del territorio per quella che è la sua specificità serve valorizzare il particolare in una visione di insieme, dove soggetti pubblici e privati, giocano in squadra – conclude Ciceri – le premesse per ottenere altri ottimi risultati ci sono purché non si privilegi un settore, magari in questo momento trainante, come il lusso, trascurando altri ambiti turistici che possono essere premianti per le realtà medio piccole e per i territori meno noti e durevoli nel tempo».
Solo pochi anni fa si è infatti sperimentato il valore del turismo di prossimità che ha permesso al sistema turistico comasco di tenere nel periodo dei lockdown.
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