Coprifuoco alle 23
«Danno enorme
a bar e ristoranti»

Mauro Elli della Fipe-Confcommercio di Como: «Orario inspiegabile, così le persone staranno a casa». Si stima una perdita generale di 470 milioni al mese

“Stop di tutte le attività e degli spostamenti, ad esclusione dei casi eccezionali (motivi di salute, lavoro e comprovata necessità), nell’intera Lombardia dalle ore 23 alle 5 del mattino, a partire da giovedì 22 ottobre”. È quanto si legge nella proposta di ordinanza inviata dalla Regione Lombardia al governo, in seguito alla riunione di lunedì scorso coordinata dal governatore Attilio Fontana con i sindaci lombardi, che in queste ore otterrà il via libera da Roma.

Tra le categorie maggiormente colpite dal provvedimento regionale, che è ancora più restrittivo rispetto al decreto del presidente del Consiglio dei ministri di domenica scorsa, c’è quella dei pubblici esercizi e, in particolare, dei bar e ristoranti.

Le ricadute

Il Dpcm prevede la chiusura alle ore 24 ma il “coprifuoco” regionale sposta di almeno un’ora (se non di più) la cessazione dell’attività di ristorazione.

«Siamo davvero molto preoccupati – spiega Mauro Elli, ristoratore ad Albavilla e vicepresidente della Fipe di Como – per una situazione molto negativa per il nostro settore: questi provvedimenti sono pesantissimi per i pubblici esercizi. Sarebbe già stata dura rispettare la chiusura a mezzanotte – prosegue -: questo coprifuoco pone un ulteriore problema e i colleghi che ho sentito in queste ore sono arrabbiati per questo ennesimo colpo al comparto. Molte persone si recano a cena dopo le otto – continua Elli – con l’obiettivo di vivere una serata piacevole: ora invece dovranno e dovremo guardare continuamente l’orologio».

Peraltro, secondo Elli il provvedimento non ha molto senso: «Tra chiudere alle 24 e alle 23 quale è la differenza? Perché nessuno spiega le motivazioni di queste normative?»

Il vicepresidente di Fipe Como ritiene che ci saranno sicuramente ripercussioni anche sull’afflusso di clienti: «Se la serata deve diventare fonte di stress anziché un piacere, le persone resteranno a casa».

Ecco perché il ristoratore comasco afferma che questa ordinanza regionale equivale quasi ad un lockdown per alcune tipologie di pubblici esercizi, a partire da quei bar che iniziano normalmente a riempirsi verso le 23.

«Non capisco inoltre – conclude Mauro Elli – per quale motivo i sindaci lombardi si siano rifiutati di assumersi la responsabilità di chiudere alcune vie o piazze, in cui effettivamente ci sono assembramenti che in questo periodo vanno evitati, e poi hanno condiviso con la Regione un provvedimento in cui si obbligano tutte le attività a chiudere almeno un’ora prima di quanto previsto a livello nazionale».

I danni

Intanto, la Fipe nazionale ha chiesto interventi concreti per sostenere le imprese della ristorazione. «Se agli operatori della ristorazione e dell’intrattenimento viene chiesto l’ennesimo sacrificio – si legge in una nota -, è necessario che lo Stato ci metta nelle condizioni di sopravvivere: gli ultimi provvedimenti avranno un effetto devastante sul catering, sui bar e soprattutto sui locali notturni e sulle imprese dell’intrattenimento; parliamo di una mazzata sui fatturati dei pubblici esercizi da 470 milioni di euro ogni mese. Ecco perché – afferma la Fipe - è necessario destinare immediatamente contributi a fondo perduto per coprire i mancati incassi. Piuttosto che chiudere i locali – conclude il comunicato della Federazione dei pubblici esercizi – sarebbe stato meglio che sindaci e presidenti di Regione incrementassero i controlli nelle zone della movida per punire i comportamenti irresponsabili e scorretti: l’obiettivo deve essere quello di ridurre al minimo indispensabile la durata delle nuove misure restrittive».

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