Dal lavoro alla salute. «La cooperazione
è il modello giusto»

L’assemblea Confcooperative ribadisce la centralità del modello focalizzato sulla persona e sui suoi bisogni. Ma a Lenno si è anche discusso di efficienza sanitaria

tremezzina

Il modello imprenditoriale della cooperazione mette al centro la persona, è finalizzato a dare risposte ai bisogni, primi tra tutti lavoro, salute e casa, e il valore che si produce è un patrimonio indivisibile. In questa cornice si è svolta l’assemblea generale di Confcooperative Insubria, a conclusione dell’Anno internazionale delle Cooperative. La seconda sessione di lavori “Curare la salute”, ospitata ieri nella biblioteca di Lenno affollata di operatori, rappresentati delle istituzioni e cittadini, ha completato il percorso avviato venerdì a Varese con un cambio di prospettiva: dal lavoro, primo focus dell’assemblea, si è passati alla salute.

Ridare forza alle idee

Ad aprire i lavori il presidente di Confcooperative Insubria, Mauro Frangi, che ha ricordato come il modello cooperativo sia ormai riconosciuto a livello internazionale «come strumento capace di costruire un mondo migliore». È proprio sul terreno della salute che la cooperazione può oggi incidere maggiormente. La pressione sulle strutture ospedaliere, l’aumento della popolazione anziana e la carenza di personale spingono verso modelli organizzativi più flessibili, capaci di integrare professionisti, amministrazioni e cittadini.

Il sindaco di Tremezzina, Mauro Guerra, ha sottolineato il valore economico di questa prospettiva: «Siamo in una fase in cui occorre ridare forza a idee che raccontano un altro mondo», ricordando come la salute non coincida più solo con l’ospedale, ma con un ecosistema di servizi di prossimità che influenzano reddito, istruzione, ambiente e coesione sociale. Per Guerra, investire in reti territoriali significa anche affrontare il rischio di spopolamento e tenuta delle comunità locali, temi che toccano direttamente sviluppo e attrattività economica. Esempio dell’evoluzione di una struttura locale al servizio della comunità è il progetto delle ex scuole di Tremezzo, destinate a diventare un polo di servizi per la salute. Un caso pilota citato anche da Simona Clerici, direttrice della Cooperativa Medici Insubria, che ha illustrato il modello organizzativo capace di maggiore efficienza e divenuto punto di riferimento regionale.

Non un’opzione tecnica

A portare la prospettiva dei professionisti sono stati Attilio Giossi e Lucia Ronconi, che hanno raccontato i benefici concreti del lavoro cooperativo in ambito sanità: dalla programmazione annuale dei controlli per i pazienti cronici alla riduzione delle liste d’attesa. in rappresentanza della Direzione di Ats Insubria è intervenuta Donatella Vasaturo, direttrice della Sc Pianificazione e percorsi sociosanitari integrati, che ha confermato la strategicità del modello: l’80% dei medici del distretto opera in cooperativa, facilitando integrazione con infermieri di famiglia, specialisti e servizi sociali. Hanno portato la loro esperienza, per Asst Lariana, Marica Carughi, direttrice del Distretto medio alto Lario, e Ilaria Mazzone dell’Azienda sociale centro Lario In chiusura, il vicepresidente di Confcooperative Sanità, Patrizio Tambini, ha richiamato il valore economico della cooperazione sanitaria: una capacità unica di ridurre dispersioni, migliorare la qualità della spesa e rendere la salute un diritto effettivo.

La due giorni di Varese e Lenno ha dunque rafforzato un messaggio: in un sistema sanitario sotto pressione, la cooperazione non è un’opzione etica, ma un’infrastruttura economica indispensabile per garantire servizi, sviluppo e coesione delle comunità.

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