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Martedì 15 Luglio 2025
Dazi, imprese in allarme. Brenna: «Un colpo trasversale per l’export»
Effetto Trump Gianluca Brenna, presidente di Confindustria Como. «Preoccupazione ampia e condivisa, l’Europa sia unita alle trattative»
Como
Sono ancora aperte a ogni possibile soluzione le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Unione europea, ma alzando la percentuale al 30%, secondo la dichiarazione di sabato scorso, l’amministrazione Trump ha già ottenuto un risultato non da poco: far percepire i dazi al di sotto di quella soglia, magari al 10%, come accettabili, nonostante siano e inediti rispetto a quella che è stata la storia delle relazioni commerciali tra le due coste dell’Atlantico dal secondo dopoguerra ad oggi.
Lo sottolinea Gianluca Brenna, presidente di Confindustria che ha raccolto la considerazione di come, in passato, anche un dazio del 10% fosse considerato elevatissimo. Mentre oggi, di fronte alla minaccia del 30%, il 10% sembrerebbe accettabile.
Le reazioni
«La strategia di alzare l’asticella nelle trattative, tipica dell’attuale presidenza Usa, ha portato a considerare “accettabile” una percentuale che un tempo sarebbe stata inaudita – è stato il commento del presidente di Confindustria Como che ha aggiunto – ora speriamo prevalga il buonsenso, ma è importante che l’Europa resti unita» e che i diversi paesi non intraprendano trattative in ordine sparso, sarebbe un segnale di debolezza. È quindi importante che ci sia una voce unica e autorevole in questa fase della trattativa, ancora segnata dalla cautela e dalla mediazione.
«Al momento, una finestra di negoziazione è ancora aperta - Gianluca Brenna si dice favorevole a - utilizzare gli strumenti della negoziazione fino all’ultimo momento possibile». Solo quando non ci sarà più spazio per la mediazione, la risposta europea non potrà che essere ferma. Ma l’idea di una reazione immediata da parte dell’Europa non è l’opzione preferita da Confindustria Como, che punta sul lavoro di dialogo e intermediazione. Perché sulla questione dei dazi Usa, nonostante le borse abbiano già risentito di questa incertezza, rimane la speranza in un punto di accordo possibile e realistico.
«La minaccia di un’alta percentuale di dazi colpisce trasversalmente il nostro export, che ha negli Stati Uniti un mercato molto importante - spiega Gianluca Brenna - questo vale sia per le esportazioni dirette che per quelle indirette, ovvero per i clienti, magari francesi o tedeschi, che poi a loro volta esportano negli Usa. La preoccupazione è quindi ampia e condivisa».
Intanto e da tempo si stanno ricercando e costruendo altri mercati possibili per le produzioni del Made in Italy.
«Per quanto riguarda i mercati alternativi, è in corso da tempo un accordo tra i paesi dell’Unione europea e altre nazioni. Questi mercati, pur aprendo nuove opportunità, non possono essere considerati come sostitutivi del mercato statunitense. Si tratta, insomma, di diversificare, ma senza troppe illusioni» commenta il presidente.
I costi
Un aspetto che rende la situazione ancora più complessa è la filiera produttiva. Molte aziende comasche fanno parte di catene di produzione più ampie, che spesso culminano negli Stati Uniti. In questi casi, sono le stesse aziende americane ad avere bisogno di componenti prodotti in Italia. Imporre dazi alti significherebbe per loro un rincaro dei prodotti finiti americani sul mercato interno. «Una contraddizione che sembra sfuggire alla logica americana, ma che rientra evidentemente in una strategia negoziale – aggiunge Gianluca Brenna – nel condurre le trattative l’Europa ha il limite di doversi consultare al suo interno tra paesi e per questo subisce le conseguenze di un processo di costruzione del consenso molto complicato. Nonostante ciò, la strada da percorrere rimane quella di mantenere l’Europa unita anche su questo tavolo negoziale».
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