Imprese rigenerate e sanità territoriale. «Economia più equa con le cooperative»

Associazioni L’assemblea di Confcooperative Insubria in due sessioni (Varese e Lenno). «Imprese orientate non a massimizzare il profitto, ma alla creazione di valore condiviso»

Como

A chiusura dell’anno internazionale delle cooperative, proclamato dalle Nazioni Unite, un’assemblea speciale di Confcooperative Insubria articolata in due sessioni distinte (venerdì mattina dalle 9.15 a Varese a Villa Recalcati e sabato dalle 10.30 nella biblioteca di Lenno), pensate per ribadire e celebrare il motto «le cooperative costruiscono un mondo migliore». Un’occasione per evidenziare quanto il modello cooperativo sia una soluzione originale e indispensabile per affrontare con equità le grandi sfide ambientali e sociali del nostro tempo, mettendo al centro le persone e la comunità.

Modello d’impresa

Il presidente di Confcooperative Insubria, Mauro Frangi, ha espresso con chiarezza la visione sottesa a questo modello d’impresa: «Le cooperative sono imprese al servizio delle persone, fondate sul mutualismo come risorsa decisiva per soddisfare i bisogni dei soci e delle comunità. Sono un’idea diversa di impresa e, dunque, di economia e di società».

Frangi ha poi sottolineato i pilastri etici e strutturali che distinguono le cooperative dall’impresa di capitali tradizionale: «Sono imprese democratiche, guidate con il principio “una testa un voto”, e in cui gli utili realizzati non diventano ricchezza privata ma patrimonio indivisibile tra i soci e consegnato alle generazioni future. Non guardano solo al bilancio e ai suoi risultati, ma hanno una “funzione sociale”, come dice l’articolo 45 della nostra Costituzione. Una funzione sociale quanto mai attuale: perché orienta l’impresa non alla massimizzazione del profitto privato, ma alla creazione di valore condiviso».

Secondo Frangi, da questa impostazione discende un’idea di economia e società più inclusiva, equa e sostenibile, in antitesi con il modello dominante: «Dalle imprese cooperative discende un’idea diversa di economia e, in definitiva, un’idea diversa di società: più inclusiva, più equa, più sostenibile. Il contrario di un modello economico che concentra ricchezze e potere nelle mani di pochi, che trasforma i lavoratori in fattori della produzione, che misura il valore solo in termini di profitto immediato e che accetta come inevitabile l’aumento delle diseguaglianze». A Varese, la sessione si dedicherà alle imprese “rigenerate dai lavoratori”. I workers buyout hanno trasformato aziende in crisi in progetti imprenditoriali collettivi, salvando posti di lavoro e mantenendo competenze preziose sul territorio. «Queste esperienze dimostrano come la cooperazione non sia un “ripiego”, ma un modo avanzato di tenere insieme economia e dignità del lavoro, impresa e comunità», ha chiosato Frangi.

La sessione in Tremezzina si focalizzerà sulla sanità. In un sistema sanitario sempre più sotto pressione, la cooperazione tra medici e professionisti è vista come una risorsa cruciale: «Rappresentano una risorsa fondamentale per la loro capacità di leggere i bisogni delle comunità e di rispondere con modelli organizzativi flessibili ed efficaci», ha aggiunto il presidente, evidenziando come la cooperazione aiuti a rendere la salute un diritto effettivo e non solo formale.

Una visione della società

Il vicepresidente di Confcooperative Insubria, Michele Roda, ha sottolineato il significato profondo di concentrarsi su questi temi fondamentali, ribadendo il messaggio centrale dell’Anno Internazionale delle Cooperative. «Concentraci sul lavoro e sulla salute aiuta ad esplicitare il messaggio di fondo dell’Anno Internazionale delle Cooperative. Perché mostra con chiarezza che fare impresa cooperativa significa anzitutto costruire legami, generare opportunità dove altri vedono ostacoli, trasformare problemi in soluzioni condivise. Non è solo un modello d’impresa. È un modo di stare al mondo».

Roda ha concluso con una visione di comunità che si basa sulla condivisione del rischio e dei risultati: «Fare impresa cooperativa significa affrontare i grandi problemi che, anche in territori ricchi e fortunati come sono i nostri, caratterizzano la nostra epoca. E di farlo a partire da un’idea di comunità fondata sulla responsabilità reciproca, sulla capacità di condividere rischi e risultati, sulla convinzione che insieme si possono raggiungere risultati che da soli non si possono nemmeno immaginare. E in una comunità costruita a partire da questi presupposti il lavoro non può che essere un luogo di crescita e di realizzazione e i servizi essenziali, come la salute, sono garantiti a tutti, senza distanze né diseguaglianze».

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