Estetisti e acconciatori. «Fermare gli abusivi monitorando i social»

Professioni Cna stima che un cliente su quattro faccia ricorso a prestazioni “informali”, spesso a casa. Cristina Meroni presidente settore Estetica Cna Lario Brianza: «Evadono il fisco e la sicurezza non è garantita»

Acconciatori ed estetisti, un cliente su quattro ricorre a prestazioni “informali”, ovvero sconosciute al fisco e in alcuni casi scarsamente rispettose delle più elementari norme igienico-sanitarie. A rilevare il dato un’indagine condotta dall’Area studi e ricerche di Cna.

I numeri

Quasi tutti gli italiani ricorrono alle cure di barbieri e parrucchieri, diversa la situazione per i centri estetici dove si reca poco meno della metà della popolazione maggiorenne per due terzi donne. La componente maschile, in pratica residuale fino a venti anni fa, ha dato una spinta corposa al comparto. Il 40% circa del campione si reca nei saloni di acconciatura in media una volta al mese, il 7% più di una volta, un quarto ogni due mesi, il 13% ogni quattro mesi. Per quanto riguarda i centri estetici: il 41% ci va una volta al mese (il 5,2% più di una volta), il 23,3% ogni due mesi, il 10,8% ogni quattro mesi.

L’abusivismo non è un fenomeno nuovo ed è sempre più in cima ai pensieri degli artigiani in regola come conferma Cristina Meroni presidente settore Estetica Cna Lario Brianza: «Cerchiamo di educare anche i nostri clienti a pretendere tutte le condizioni di sicurezza, qualità e innovazione, per poter essere trattati nel migliore dei modi. Siamo molto sensibili a questo tema, abbiamo anche delle “sentinelle” che vanno a controllare sui social chi sono queste persone che si auto promuovono per portare nelle case i loro trattamenti, che oltre a essere evasori, spesso non hanno nemmeno le qualifiche per poter esercitare».

Tra cliente e operatore si crea una sorta di rapporto di fiducia e secondo l’indagine tra i motivi che possono far venire meno questo rapporto, l’84,9% dei clienti segnala che cambierebbe centro qualora mancassero le autorizzazioni igienico-sanitarie, il 78,2% se i prodotti usati fossero di scarsa qualità, il 73,1% se i macchinari per i trattamenti venissero utilizzati da personale non formato, il 72% se non ci fossero tutte le certificazioni richieste, il 64,4% se il titolare non possedesse l’abilitazione all’esercizio della professione.

Il punto è risparmiare? Oltre il 70% dei clienti di barberia spende tra i 10 e i 30 euro, con punte del 17,1% al di sotto dei 10 euro e dell’11,9% oltre i 30. Tra le clienti dei parrucchieri, la classe più rappresentata si situa tra i 30 e i 50 euro al mese (34,9%) con il 27,6% che dichiara di spendere tra i 50 e i 100 euro mentre circa un terzo del campione spende meno di 30 euro.

Il fattore economico

«La scelta è legata anche a un discorso economico e in questo noi perdiamo in partenza rispetto a chi lavora abusivamente perché non ci possiamo permettere le tariffe che propongono, abbiamo dei costi fissi. Il cliente dovrebbe concentrarsi anche sulla mancanza di sicurezza: se succede qualcosa non sono tutelati, queste persone non sono assicurate, per ogni servizio che viene fatto in un centro c’è un responsabile qualificato». Stesso discorso vale per i prodotti la cui qualità non è controllata.

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