Frontalieri in Ticino
Nuovo record: 74.199
Le Lega: «Invasione»

Diffusi ieri i dati relativi ai lavoratori stranieri in possesso di un permesso G. Nel terzo trimestre del 2021 +1,3% dopo la ripresa di tutte le attività nel post lockdown

Più che i 2759 nuovi frontalieri attivi in Ticino dal terzo trimestre 2020 al terzo trimestre 2021 (+3.9%), a certificare il record assoluto di nostri lavoratori impiegati nel Cantone Ticino è il raffronto su base decennale, dove i frontalieri attivi sono aumentati di ben 20886 unità (+39.1%). Un aumento esponenziale che alla base ha più fattori, a cominciare dalle crescente richiesta di nostri lavoratori nel terziario, il nuovo Eldorado dell’economia ticinese. Ieri l’Ufficio federale di Statistica ha diffuso gli attesi dati su permessi “G” attivi in Svizzera ed in Canton Ticino al termine del terzo trimestre, caratterizzato dalla ripresa di tutte le attività dopo il lunghissimo lockdown - anzitutto per bar e ristoranti - invernale e primaverile.

Il confronto

A fine settembre, in Svizzera i permessi “G” attivi erano vicini a quota 353 mila (+3,1% l’aumento su base annua), mentre in Ticino i permessi “G” hanno toccato quota 74199, vale a dire 933 (+1,3%) in più rispetto al trimestre precedente. Bisogna ricordare, in questo contesto, anche il dato di partenza su base federale, con i frontalieri che - nonostante l’onda lunga della pandemia - al 30 giugno avevano toccato quota 347748. Oggi, come detto, sono vicini alla soglia dei 353 mila, mentre solo cinque anni erano 312 mila.

Il Canton Ticino rappresenta la miglior cartina tornasole di queste dinamiche in continua evoluzione. Di sicuro il nuovo record di frontalieri attivi nel Cantone di confine poggia solide radici su un altro record, quello registrato dal nostri lavoratori impiegati nel terziario, che al termine del terzo trimestre dell’anno erano 49006, con un aumento - questo sì da primato assoluto a tutti gli effetti - di 2525 unità su base annua. Di fatto due frontalieri su tre che ogni giorno varcano il confine sono attivi nel terziario, che ha nel commercio - con 11418 unità - il suo punto di forza. Da rimarcare, soprattutto alle latitudini comasche, anche l’exploit (in parte atteso) del settore delle costruzioni, dove i permessi “G” attivi hanno superato quota 8100 mila, attestandosi a 8131, vale a dire 1064 permessi “G” in più attivi in uno dei settori cardine dell’economia ticinese nel breve volgere di 10 anni. Tenendo conto che storicamente la metà degli occupati nel segmento ticinese delle costruzioni sono comaschi, ciò significa che anche al di qua del confine il segno “più” di questo segmento ha portato in dote nuovi posti di lavoro.

I diversi Paesi

«Poco più della metà di tutti i frontalieri attivi al 30 settembre era domiciliata in Francia (54,9%), mentre il 24,2% e il 17,9% rispettivamente in Italia e in Germania - scrive nel report diffuso ieri mattina l’Ufficio federale di Statistica», ricordando il balzo in avanti effettuato negli ultimi cinque anni.

Il mercato del lavoro ticinese - stando ai numeri relativi ai frontalieri - ha tenuto anche nei mesi durissimi della prima e della seconda ondata di contagi e questo grazie alle misure incisive - prima fra tutti il ricorso su larga scala al lavoro ridotto (l’omologo della nostra cassa integrazione) - messe in campo dal Governo di Berna, che ha assicurato grande attenzione sul “tema lavoro” anche nei mesi a venire. Il nuovo aumento dei frontalieri fa il paio anche con l’aumento dei ristorni dei frontalieri, che in proiezione dovrebbero superare i 90 milioni di euro al cambio attuale sull’annualità 2020, tenendo conto che dal 2018 al 2019 su aumentati di ben 4 milioni di euro.

“Superata quota 74 mila!”. Già a metà mattina, la Lega dei Ticinesi ha commentato il nuovo record di frontalieri registrato nel terzo trimestre dell’anno in Ticino. “Aumenta ulteriormente l’invasione”, ha scritto il partito di via Monte Boglia tramite il profilo social istituzionale. Un concetto, quello “dell’invasione da sud” che la Lega dei Ticinesi ripete ormai da mesi, in realtà senza grossi riscontri in termini elettorali. “Mentre il frontalierato cresce senza alcun controllo, i giovani ticinesi devono sempre più lasciare il Ticino per cercare fortuna”, si legge ancora nella nota. Quello dell’esodo (per rimanere in tema) dei giovani ticinesi soprattutto verso i Cantoni a nord del Gottardo è un fenomeno che con la pandemia ha assunto connotati ancora più marcati. In realtà la molla che spinge tanti ragazzi e ragazze del Cantone di confine a guardare altrove non è data tanto dall’occupazione - specie nel terziario - dei posti di lavoro disponibili da parte dei frontalieri, quanto degli stipendi, che nei Cantoni a nord del Gottardo sono decisamente superiori a quelli ticinesi. Questo nuovo affondo in chiave anti-frontalieri dimostra che la linea politica del partito fondato da Giuliano “Nano” Bignasca è rimasta la medesima, nonostante la richiesta di concentrarsi anche su altri temi avanzata da alcuni esponenti leghisti di punta.

Non più tardi di domenica, nel mirino della Lega dei Ticinesi, erano finiti nuovamente i ristorni di confine.

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