Frontalieri oltre 70mila, ma tanti precari

La crescita dell’1,1% consente di sfondare la quota simbolica, ma gli esperti mettono in guardia per il 2021. Puglia (sindacato Ocst): «Non farsi ingannare dai dati, ci sono impieghi a tempo e le aziende hanno avuto benefit»

Anche nel terzo trimestre dell’anno i frontalieri impiegati in Canton Ticino e in Svizzera hanno retto l’urto della crisi economica, diretta conseguenza di quella sanitaria in atto ormai da inizio marzo.

Exploit con incognite

Balza all’occhio - e non potrebbe essere altrimenti - il fatto che i nostri lavoratori con permesso “G” regolarmente arruolati in Ticino hanno superato quota 70 mila, attestandosi a 70.078, con una crescita dell’1,1% su base trimestrale (erano 69.288) e dello 0,1% (un dato comunque significativo) su base annua. A livello nazionale, i frontalieri attivi in Svizzera al 30 settembre erano 341 mila, con un aumento dell’1,7% rispetto all’analogo trimestre del 2019 e con i lavoratori di nazionalità francese (55%) a precedere i nostri connazionali (23,5%) e i tedeschi (18,5%). Dietro quello che in apparenza si configura come un autentico exploit - significativo in tal senso l’aumento degli occupati nello storico comparto dell’edilizia, passati dai 7.590 di tre mesi fa agli attuali 7.737 - vi sono però chiavi di lettura diverse, che in dote portano anche preoccupanti campanelli d’allarme, proiettati già sui mesi a venire. Mesi in cui potrebbero venire meno gli aiuti federali alle imprese, che sin qui con più di 17 miliardi di franchi sul tavolo hanno evitato bruschi tagli al personale.

Un quadro esaustivo dell’attuale situazione, a poche ore dal dato in sé roboante di 70.078 frontalieri impiegati in Ticino nonostante i mesi duri della pandemia, lo fornisce Andrea Puglia, responsabile frontalieri del sindacato ticinese Ocst: «Il dato che indica un aumento complessivo del numero di frontalieri nel mercato del lavoro ticinese, rispetto a un anno fa, non deve trarre in inganno e non deve nemmeno rassicurare, purtroppo. Il concetto è che questo dato comunque importante è frutto anche delle assunzioni su larga scala che passano dalle agenzie di lavoro, dunque con impieghi limitati nel tempo». Puglia si spinge anche oltre, affermando in modo perentorio che questi dati testimoniano invece come «la crisi del mercato sia piuttosto evidente». «Lo testimonia il calo degli impieghi stabili - sottolinea ancora il responsabile frontalieri del sindacato Ocst -. E siamo solo agli inizi. Va ricordato che per l’anno in corso, le aziende hanno potuto beneficiare dell’orario ridotto ovvero la cassa integrazione svizzera, il che ha permesso di limitare i danni. Nonostante ciò, però, tante aziende importanti hanno tagliato diversi contratti a tempo indeterminato e questo dimostra come il dato sui frontalieri impiegati in Ticino al 30 settembre non rappresenti un indice di benessere del mercato del lavoro. Ci aspettiamo un aumento del tasso di disoccupazione con l’inizio del nuovo anno».

Dove sono impiegati

I numeri dicono che nel raffronto su base annuale, il segmento della sanità - più volte definito intoccabile dalle stesse autorità ticinesi e federali - ha subito un impulso abbastanza marcato, con un centinaio di posti in più di lavoro nell’arco di dodici mesi (4.300 i frontalieri impiegati nella sanità del vicino Cantone), mentre la ristorazione con 3.591 frontalieri impiegati al 30 settembre è riuscita solo in parte a colmare il gap del secondo trimestre, dove gli occupati erano 3.411. Complessivamente nel terziario sono 45.430 i frontalieri occupati, mentre dieci anni fa - per avere un termine di paragone esaustivo - erano 27.290.

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