«I giovani immigrati
servono alle aziende
Bisogna solo formarli»

Il dibattito Antonio Pozzi, presidente di Enfapi Como evidenzia la necessità di nuova manodopera straniera «Il problema della carenza di personale è gravissimo»

«I giovani migranti sono una risorsa preziosa per il territorio e per le nostre aziende. Noi possiamo offrire contesti accoglienti, formazione e lavoro in una logica win-win di vantaggio reciproco. Il problema della mancanza di personale per le imprese è infatti, al momento, gravissimo e anche se domani tutti i giovani in Italia scegliessero percorsi tecnici, comunque ci mancherebbe il numero necessario di persone. La risposta sono i migranti» è la considerazione di Antonio Pozzi, presidente Enfapi Como, all’indomani dell’avvio della formazione per 12 giovani migranti al Centro Enfapi Como, sede di Erba, iscritti al corso Basi di meccanica e saldatura.

«Sono una goccia rispetto al numero degli arrivi nel nostro Paese e anche rispetto alle necessità delle imprese – ammette Pozzi – ma la loro formazione e inserimento lavorativo rappresenta un progetto pilota che ha visto un impegno corale di diversi soggetti. Sono loro l’inizio di un nuovo percorso dove la mancanza di personale nelle imprese è solo aspetto di un tema molto più ampio, relativo all’accoglienza di giovani e giovanissimi lontani da casa».

Servono infatti infrastrutture, trasporti, associazioni che accompagnino l’inserimento, scuole per la formazione, imprenditori lungimiranti ed enti locali che mettano a disposizione spazi e strumenti che pure esistono. Come esistono i fondi: progetto Gol ha a disposizione per la seconda annualità, in Regione Lombardia, 131 milioni per le politiche attive del lavoro e per la formazione.

Altri paesi dell’Unione europea si sono mossi nella direzione di governare i flussi migratori in una logica anche economica. In Germania hanno accolto manodopera in particolare dalla Turchia e dalla Siria, dove esisteva un sistema scolastico che poteva garantire una buona formazione di base.

Diversa è la situazione di altri paesi di provenienza degli stranieri. «L’Italia deve fare dei passi in avanti per integrare meglio i migranti, la buona riuscita dell’inserimento lavorativo risponde alla nostra necessità come alla loro – prosegue Pozzi – ma immaginiamo cosa voglia dire per dei giovanissimi di appena 18 anni lontani da casa senza punti di riferimento. Diventando maggiorenni sono passati da una protezione di default allo stato di adulti in attesa di permesso di soggiorno, che otterrebbero se trovassero posto di lavoro, ma se sono migranti economici vengono mandati indietro, o meglio, lasciati nel territorio con l’obbligo di ripartire senza un soldo per il loro paese di provenienza. Chiaro che poi tutto questo diventa un problema mentre potrebbe essere una risorsa. Serve quindi che molti soggetti, inclusi gli enti locali, si siedano attorno a un tavolo con imprese e scuole per mettere a sistema una formula che ora dimostra di poter funzionare».

I collegamenti

C’è poi la prospettiva di iniziare la formazione già nei paesi di provenienza e creare delle scuole come Enfapi che possano dare una formazione ai ragazzi prima ancora che partano, per poi creare dei collegamenti e corridoi di immigrazione sicuri, anche nella prospettiva di un drastico calo demografico in Italia.

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