Igt Terre Lariane, centomila bottiglie. E raddoppia la quota dell’export

Vino Germania e Scandinavia emergono come i mercati di destinazione più importanti. Il neopresidente del consorzio, Marco Casati: «Il vero successo sono gli alti standard di qualità»

Negli ultimi due anni la quantità delle esportazioni di vino del Consorzio Terre Lariane è quasi raddoppiata. Un dato, quello fornito dal presidente del consorzio Igt dei vini di Como e di Lecco, Marco Casati, in controtendenza - e decisamente più positivo - rispetto a quello diffuso nei giorni scorsi da Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), secondo cui il 2023 del vino si è contraddistinto per una forte contrazione della produzione mondiale e un rallentamento degli scambi internazionali.

L’Italia, però, sempre secondo l’analisi condotta sui primi nove mesi dell’anno scorso, si può consolare, perché è stato l’unico tra i grandi produttori internazionali di vino a non aver subito riduzioni dei quantitativi spediti all’estero, a differenza di Francia (-8% in volume e -1% in valore) e Spagna (-4% tanto in volume che in valore). E tra i prodotti esportati dal nostro Paese ci sono anche quelli delle 24 aziende del Lecchese e del Comasco che fanno parte del Consorzio Terre Lariane, nato nel dicembre 2009 dalla volontà di sette produttori di lavorare insieme per la valorizzazione dell’Igt.

«Sebbene il nostro focus sia, al momento, sulla vendita “interna”, nel 2022 e nel 2023 l’export delle nostre bottiglie è aumentato», osserva Marco Casati che, oltre a essere succeduto a Claudia Crippa alla guida del consorzio, è titolare dell’Agriturismo Fattoria Laghetto di Merate, dove viene prodotto vino ottenuto da uve marzemino e merlot. «A essere particolarmente interessate ai nostri prodotti sono Germania e Scandinavia – fa sapere l’imprenditore agricolo – In generale, lavoriamo tanto con il resto d’Europa, che ci chiede rossi “importanti”, affinati in botti di legno e con invecchiamenti particolari. Qualche azienda del consorzio ha anche rapporti con gli Stati Uniti – prosegue - Tantissimi sono poi gli stranieri che, in vacanza sul Lago di Como, scelgono di comprare le nostre bottiglie, perché desiderosi di bere “local wines” più caratteristici rispetto al classico Chianti che viene servito ovunque in Italia».

Nel corso del 2023, il Consorzio Terre Lariane ha toccato quota 100mila bottiglie prodotte. Il vero successo però, secondo le aziende consorziate, è il mantenimento di uno standard qualitativo medio-alto, a discapito dell’ultra-economico. «A livello internazionale – osserva Casati – la Francia ha sempre esportato meno dell’Italia, in termini di quantità. Come risposta economica, però, il paese d’Oltralpe ci ha sempre superati, perché vende quasi esclusivamente vini di qualità. Da qualche anno a questa parte, però, l’Italia non sta avendo solo una produzione maggiore e più forte, ma anche migliore qualitativamente, con un ritorno di valore non indifferente».

Le tendenze

Insomma, a livello generale il 2023 è stato un anno sottotono, anche se il nostro Paese ha tenuto più dei principali competitor. A livello locale, invece, le cose paiono andare meglio, anche per quanto riguarda la domanda interna. In Italia, i primi dieci mesi del 2023 hanno registrato un calo in volume del -3,1% per un controvalore, sospinto dal caro prezzi (+3,1%), ma nel’area lariana le vendite sembrano restare alte. «Il nostro bacino è quello di Como e Lecco – commenta infatti Marco Frison della cantina Cascina Bellesina di Missaglia – Gli ultimi due anni sono andati molto bene, anche l’anno scorso. Abbiamo Pinot bianco e nero e Riesling: piacciono molto, soprattutto in estate».

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