Il conto del Covid
2.642 euro per ogni comasco

Il calcolo dell’ufficio studi della Cgia di Mestre fa fare ai nostri territori un salto indietro di vent’anni. «Sostegno a commercio e artigiani, o sarà crisi sociale»

Una crisi pesantissima che determinerà per l’economia lombarda un salto indietro di vent’anni, riportandola all’anno 2000. È così che l’ufficio studi della Cgia di Mestre valuta le conseguenze dell’epidemia da Covid-19. Secondo l’associazione artigiana, infatti, in Lombardia il 2020 si chiuderà con una contrazione del Pil vicina ai 40 miliardi di euro e quindi con un calo superiore ai dieci punti percentuali rispetto allo scorso anno. Per quanto riguarda il territorio comasco, l’ufficio studi stima una perdita media di 2.642 euro in termini di valore aggiunto per abitante, con una riduzione del 10,3%. In provincia di Como si passerebbe infatti da un valore aggiunto medio di 25.584 euro (dato 2019) ad uno di 22.941.

Il confronto

Il conto nella nostra provincia sarà quindi più salato di quello medio nazionale, che la Cgia stima in 2.484 euro per abitante. La stessa organizzazione prevede tuttavia cali anche più marcati in altri territori, con punte di 3.456 euro a Firenze, di 3.603 a Bologna, di 3.645 a Modena, di 4.058 a Bolzano e addirittura di 5.575 euro a Milano.

Rispetto al territorio comasco, sarà ancora più pesante il conto per i lecchesi, che si vedranno sfumare 2.937 euro di valore aggiunto pro capite (-10,7%), mentre andrà meglio per i valtellinesi, che perderanno 1.990 euro a testa rispetto al 2019 (-7,6%).

L’organizzazione precisa peraltro che i dati, aggiornati al 13 ottobre scorso, non tengono conto degli effetti economici negativi che deriveranno dagli ultimi Dpcm introdotti in queste ultime due settimane. Il timore, quindi, è che il consuntivo finale possa essere molto più pesante, soprattutto se le restrizioni dovessero riguardare anche i giorni conclusivi dell’anno e le festività natalizie.«Con meno soldi in tasca, più disoccupati e tante attività che entro la fine dell’anno chiuderanno definitivamente i battenti – dichiara il coordinatore dell’ufficio studi Paolo Zabeo -, rischiamo che la gravissima difficoltà economica che stiamo vivendo in questo momento sfoci in una pericolosa crisi sociale». Secondo la Cgia, quindi è importante sostenere con i contributi a fondo perduto «non solo le attività che saranno costrette a chiudere per decreto, ma anche una buona parte delle altre, in particolar modo quelle artigianali e commerciali che, sebbene abbiano la possibilità di tenere aperto, già da una settimana denunciano che non entra quasi più nessuno nel proprio negozio. Infatti – concludono da Mestre -, solo se riusciremo a mantenere in vita le aziende potremo difendere i posti di lavoro, altrimenti saremo chiamati ad affrontare mesi molto difficili».

L’occupazione

Anche sul fronte dell’occupazione, infatti, le previsioni dell’associazione non sono positive. Nella sola Lombardia è previsto un calo di addetti di 71.400 unità (-1,6%), mentre a livello nazionale la stima è di una perdita di quasi mezzo milione di posti di lavoro (-2%). Questi dati critici sarebbero naturalmente più pesanti in assenza della norma che vieta di ricorrere ai licenziamenti in questa fase di emergenza. Ecco perché, anche in questo caso, il consuntivo post-crisi potrebbe essere molto più pesante. Se nel breve periodo alle imprese sono ancora indispensabili massicce dosi di indennizzi, nel medio-lungo periodo, invece, secondo gli artigiani mestrini bisogna assolutamente rilanciare la domanda interna, attraverso una drastica riduzione delle tasse alle famiglie e alle imprese per far ripartire sia i consumi che gli investimenti.

L’analisi effettuata dalla Cgia di Mestre evidenzia un calo del valore assoluto del Pil della Lombardia (-10,2%) superiore a quello che si dovrebbe riscontrare a livello nazionale (-9,7%). Per l’area del nord-ovest, in cui si trovano le province di Como, Lecco e Sondrio, la riduzione media prevista è del 10,1%. Secondo l’ufficio studi dell’organizzazione degli artigiani, sarà comunque soprattutto il Mezzogiorno a subire gli impatti di questa crisi, vedendo scivolare il Pil allo stesso livello del 1989.

Nell’analisi che accompagna il rapporto dell’associazione, viene evidenziata inoltre un’altra grossa criticità che rischia di penalizzare tante piccole e medie imprese, ossia la nuova misura introdotta dall’Unione Europea in materia di credito. «Per evitare gli effetti negativi delle esposizioni scadute - scrive la Cgia -, dal primo gennaio 2021 Bruxelles ha imposto alle banche di azzerare in tre anni i crediti a rischio non garantiti e in 7-9 anni quelli con garanzie reali. Ovviamente - prosegue l’organizzazione -, l’applicazione di questo provvedimento indurrà gli istituti di credito ad erogare con estrema cautela i prestiti alle imprese, per evitare di dover sostenere delle forti perdite di bila

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