In Ticino debutta il salario minimo
Da gennaio almeno 3.300 euro al mese

Il governo di Bellinzona pubblica un vademecum con i chiarimenti in vista della novità. Esclusi gli apprendisti e tutte le categorie per le quali sia già in vigore un contratto collettivo

Con tante luci, ma anche con qualche ombra il salario minimo debutta ufficialmente il 1° gennaio in Canton Ticino.

Ne beneficeranno più di 8mila frontalieri, con gli stipendi più bassi (per il Ticino) che saranno ritoccati al rialzo con una forbice tra i 3.500 ed i 3.630 franchi, che al cambio di ieri fanno 3.346 euro. Nell’ultima seduta il Governo di Bellinzona ha adottato il regolamento d’applicazione sul salario minimo orario (lordo), all’interno del quale sono contemplate le tre fasce d’applicazione: la prima da attuare entro il 31 dicembre 2021 oscillerà tra i 19 ed i 19.50 franchi, la seconda (da mettere in atto entro il 31 dicembre 2023) fisserà il salario minimo a 20 franchi per arrivare nella terza fase (31 dicembre 2024) a 20.25 franchi.

Il vademecum del governo

Il Governo di Bellinzona - per evitare possibili fraintendimenti - ha pubblicato un vademecum per imprese e lavoratori. La prima cosa che balza all’occhio è che tra le eccezioni - cioè tra la categorie all’interno delle quali il salario minimo non sarà applicato - figurano «apprendisti e apprendiste», nonché i «rapporti di lavoro per i quali è in vigore un contratto collettivo di lavoro di obbligatorietà generale o che fissa un salario minimo obbligatorio». Interessante anche il capitolo relativo alle sanzioni, considerato che spesso si è parlato dell’assenza di controlli a 360 gradi nei luoghi di lavoro.

Il datore che non applicherà il salario minimo incapperà in una sanzione amministrativa pari a 30mila franchi. Il Governo di Bellinzona - sul bollettino ufficiale - ha pubblicato anche l’elenco dei segmenti economici in cui il salario minimo sarà applicato, con un premessa: «Il salario minimo ammonta al 55% della mediana salariale nazionale, differenziato per settore economico e che deve essere compreso in un intervallo tra la soglia inferiore di 19.75 franchi e una soglia superiore di 20.25 franchi». Vale, insomma, la regola del 55%.

Un esempio: nelle industrie alimentari, il salario medio svizzero è di 30,07 franchi, il 55% del salario medio orario è pari a 16,54 franchi da cui nasce il nuovo salario minimo di 19 franchi l’ora. Nel ricordare l’importanza della misura, il sindacato Unia ha posto sull’accento in almeno due occasioni su un concetto e cioè che «molti contratti collettivi di lavoro per rami o aziende prevedono un salario minimo, concordato congiuntamente dalle parti sociali. Tuttavia, non tutti i datori di lavoro sono disposti a trattare con i sindacati. Per questo non vi è una diffusione capillare di Contratti Collettivi di Lavoro in Svizzera, dove solo una buona metà delle o dei dipendenti vi è assoggettata».

Gli altri cantoni

«Dei 5 milioni di persone occupate in Svizzera, appena 1,7 milioni soggiacciono a un salario minimo dettato dal Contratto Collettivo di Lavoro di riferimento». Certo, quello del Canton Ticino è un primo passo, considerato che in Canton Ginevra si è andati dritti al nocciolo della questione, dando il via libera ad un salario minimo di 23 franchi l’ora, con uno stipendio mensile fissato sopra quota 3.800 franchi. Con Ginevra e Ticino altri due Cantoni hanno approvato il salario minimo: si tratta di Neuchatel e Jura.

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