La Germania chiama il made in Italy

Manifattura L’accorciamento delle filiere produttive apre nuovi spazi di collaborazione con le imprese lombarde.Benati (Torneria Metalli Cucciago): «Primi sette mesi molto positivi, ora va compreso se si può fare ancora di più»

Corsa al reshoring anche per le aziende tedesche che, in fuga dalla Cina, cercano di accorciare le catene di approvvigionamento e riscoprono i distretti manifatturieri italiani.

Aumentano infatti le richieste di fornitori italiani da parte delle imprese tedesche e questo nonostante le difficoltà, su diversi fronti, della Germania: è la considerazione di Emanuele Gatti, presidente di Itkam, Camera di Commercio Italiana per la Germania. Mentre la domanda tedesca di forniture italiane cresce, gli investimenti diretti della Germania in Italia sono aumentati nel 2021, anche grazie al Pnrr, raggiungendo livelli mai visti che fanno leva su un consolidato interscambio tra le economie dei due paesi. E le stime per il 2022 sono di un ulteriore aumento della domanda.

Le opportunità

Si stanno aprendo così nuove opportunità e spazi di sviluppo per le piccole e medie imprese italiane nei settori come digitale, tecnologia, ambiente, farmaceutica, abbigliamento, oggettistica, alimentare, cosmesi e naturalmente automotive e macchinari. Da sempre la sub fornitura meccanica costituisce uno stretto legame con le grandi aziende tedesche.

Conferma Enrico Benati, della Torneria Metalli di Cucciago. «abbiamo un riscontro dell’interesse della Germania anche nei primi sette mesi dell’anno che sono stati molto proficui nel rapporto con le aziende tedesche e le richieste andranno a incrementarsi. Resta da vedere come sarà l’autunno con l’impatto della riduzione della disponibilità di energia in Italia ma soprattutto in Germania, dove si hanno esigenze maggiori, questo li metterà in condizione di difficoltà rispetto al nostro Paese e ci saranno anche rincari delle materie prime, dovuti al problema energetico».

Se il dialogo con la Germania vede un futuro incoraggiante ma incerto, il rapporto costruito nel passato è consolidato: il primo Trattato di commercio tra Italia e Germania risale al 1892, 130 anni fa.

Ora, di fronte alla domanda tedesca di implementare la subfornitura meccanica per le loro produzioni, ci si chiede se il distretto lombardo sia in grado di incrementare la sua produzione, se ha margini di crescita. «Sembra che nell’ambiente metalmeccanico ci sia una situazione di saturazione - è la risposta di Enrico Benati - e non so se sia possibile trovare altri spazi. Molto dipende dai settori, anche nel metalmeccanico ci sono grandi differenze tra imprese per capacità produttive e aggiornamento tecnologico».

La collaborazione

Insomma, la Germania chiede ma non è detto che possa ricevere risposta nei tempi e nei volumi che le sarebbero necessari, eppure difficilmente si teme possa rivolgersi ad altri mercati manifatturieri.

«La straordinaria flessibilità delle nostre aziende è il maggior punto di forza del distretto italiano - conclude Benati - proprio il tessuto composto da piccole e medie imprese le rende agili e in grado di modificare rapidamente le traiettorie produttive in tempi molto veloci». È questo uno dei valori aggiunti delle subforniture lombarde che le rende resilienti, cioè resistenti sì ma in modo “elastico”.

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