L’industria ticinese
«No al lockdown,
sarebbe una catastrofe»

L’Aiti alla politica:«Le conseguenze sarebbero catastrofiche»Oggi Maurer a Bellinzona

Como

All’immediata vigilia della visita in Ticino del ministro con delega all’Economia, Ueli Maurer (si parlerà di nuovo accordo fiscale con l’Italia oggi a Bellinzona), l’Associazione delle Industrie Ticinesi - Aiti - esce allo scoperto, annunciando in maniera energica il proprio “no” ad un secondo lockdown.

«Non sarebbe sostenibile per l’economia ticinese», ha spiegato l’Aiti in una nota diffusa nella tarda mattinata di ieri. «Le conseguenze economiche e sociali per la popolazione sarebbero catastrofiche - si legge ancora nella nota -. Porterebbero al fallimento di numerose aziende e ad inevitabili ristrutturazioni con conseguente aumento considerevole della disoccupazione».

Un concetto questo che inevitabilmente chiama in causa anche i frontalieri, che sin qui hanno retto l’urto - in termini di posti di lavoro - della pandemia. Il dato sui frontalieri impiegati in Ticino nel terzo trimestre - atteso a breve - darà un quadro dettagliato di una situazione in cui il Canton Ticino sembra reggere meglio di altri Cantoni quanto a numero di contagi e ospedalizzazioni.

«L’aumento dei casi di contagio al quale stiamo assistendo in questi giorni avviene principalmente al di fuori delle aziende - ha fatto notare l’Associazione delle Industrie Ticinesi -. La situazione congiunturale del settore industriale sta peggiorando. Per un settore che esporta mediamente l’80% della produzione, l’evoluzione dei mercati a livello internazionale resta negativa».

L’Aiti mette in guardia anche sul fatto che «processi di ristrutturazione e licenziamenti nei prossimi mesi ben difficilmente potranno essere evitati». E visto l’alto numero di frontalieri impiegati in Ticino (67316 al 30 giugno), inevitabilmente bisognerà tenere alta l’attenzione anche sui contraccolpi che questa seconda ondata di contagi porterà alla manodopera e più in generale all’occupazione proveniente dall’Italia.

Inevitabilmente la presa di posizione dell’Associazione delle Industrie Ticinesi è approdata anche sui tavoli della politica. «La situazione relativa ai contagi è critica e su questo siamo tutti d’accordo - le parole del consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri -. Sarebbe da irresponsabili però adottare misure peggiori del male. Ad esempio un secondo lockdown, che provocherebbe un’autentica “strage occupazionale”. Si prendano tutte le misure del caso, ma nessuno si sogni di impedire alla gente di lavorare». Il momento è difficile ed anche per questo la visita del ministro dell’Economia Ueli Maurer assume una rilevanza strategica. Si parlerà di aiuti alle imprese e di nuovo accordo fiscale, che la Svizzera ha intenzione di sottoscrivere entro l’anno e che l’Italia potrebbe ratificare e rendere così operativo dal 1° gennaio 2022. Ormai è chiaro che ai frontalieri impiegati attualmente in Ticino e in Svizzera il nuovo accordo non sarà applicato. Da capire oggi la posizione del Governo ticinese, scettico sul nuovo accordo con l’Italia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA