Mancano giovani. E così le imprese non hanno futuro

Young A Lariofiere il via al Salone dell’Orientamento. Primo focus sul mismatching (in crescita) del lavoro

I ragazzi che si affacciano al mondo del lavoro sono sempre meno, la domanda delle aziende continua a crescere e i “baby boomers” (nati fino al 1965) si avviano alla pensione. Risultato: da qui al 2035, rischia di aprirsi una voragine di diecimila posti di lavoro nel settore pubblico. Con questo preoccupante quadro si è aperto ieri a Lariofiere Young, il salone dedicato a scuola, università e lavoro rivolto alle nuove generazioni per informare, orientare e accompagnare i ragazzi nella scelta formativa e professionale. Il convegno inaugurale, in sala Porro, è stato dedicato proprio al delicato tema del mismatching, ovvero il gap tra la domanda delle aziende e la forza lavoro a disposizione.

L’andamento

L’introduzione è stata affidata a Sebastiano Barisoni, vicedirettore esecutivo di Radio24, che ha poi moderato l’interessante incontro. «Fino a qualche anno fa non c’era il problema di trovare lavoro, ora invece i ragazzi sono come dei panda, sempre meno – è stata la sua considerazione -. Un fattore che dà fastidio alle imprese: adesso sono i ragazzi che ai colloqui con gli imprenditori dicono “le faremo sapere” e non più il contrario. C’è maggior domanda che offerta ed è la prima volta che si è ribaltato il rapporto. Prima del Covid, le aziende cercavano profili definiti: dopo la pandemia hanno iniziato ad accontentarsi di figure che si avvicinassero alle necessità, da formare poi in azienda. Ora non solo non ci sono ragazzi formati, non c’è proprio nessuno».

I dati di quest’anno parlano di un mismatching al 47 per cento, ma il numero è destinato a salire. «Le imprese stanno raschiando il fondo del barile – ha aggiunto ancora Barisoni -. Il tasso di incremento di questo dato sarà una slavina: nel 2024 si arriverà al 50. Non si riescono a formare abbastanza giovani o riqualificare gli ex lavoratori. In tutto questo, stanno iniziando ad andare in pensione i baby boomers, nati fino al 64/65 e questo è un problema. Da qui al 2035 si aprirà una voragine di diecimila posti di lavoro nel settore pubblico. Se questa è la situazione della curva demografica, continueremo ad avere sempre meno giovani e quei pochi non possiamo sprecarli».

Iniziative come Young sono dunque importantissime, perché rappresentano un’occasione unica di incontri diretti one-to-one con il mondo del lavoro, insieme alla possibilità di conoscere le reali opportunità occupazionali che il territorio offre. Secondo Barisoni, i motivi del mismatching sono tre, di carattere demografico, economico e culturale. «I giovani sono sempre meno e questa è la prima causa. Poi c’è un elemento che può essere considerato positivo: le imprese hanno un disperato bisogno di manodopera e il tasso di occupazione non è mai stato così alto in Italia dal 1994. La ripresa dopo il Covid ha portato a un aumento di occupazione mai visto prima. Il terzo aspetto è culturale, legato ai genitori. Al di là di tutti i ragionamenti che si possono fare, poi è l’essere umano che decide. Le resistenze più grosse riscontrate coincidono con lo spiegare che gli Its (istituti tecnici superiori, ndr) valgono quanto un diploma universitario e danno garanzia di occupazione».

La cultura

A oggi, infatti, molte famiglie considerano più ambizioso e gratificante il percorso liceale e universitario, piuttosto che una formazione professionale. «Deve cambiare la mentalità – è stata la riflessione finale di Barisoni – e non volere a tutti i costi che i ragazzi facciano per forza il liceo. Da ultimo, c’è la testa dei trentenni, oggi portati a pensare che lavorare è importante, ma non è tutto nella vita. Cercano sempre di più un equilibrio tra la vita lavorativa e quella privata».

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