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Martedì 22 Aprile 2025
Non basta la laurea, donne meno pagate. L’ateneo: strategie contro il gender gap
Bilancio di genere Anche a Como si acuisce il divario di genere, pari al 21,3% in Europa. La professoressa Biavaschi: «Azioni fin dalle scuole medie per orientare alla scelta dei corsi»
Como
«Le donne spesso sono più performanti degli uomini, ma in media hanno stipendi inferiori a quelli maschili a un anno e a cinque anni dalla laurea. Questo gender gap non ci va giù: già da quest’anno metteremo in atto una serie di strategie, incontri di orientamento per fare tutto il possibile per il futuro di queste ragazze».
L’over-qualification
Così Paola Biavaschi, delegata della rettrice all’Uguaglianza di genere e alle Pari opportunità dell’Università dell’Insubria, evidenzia le difficoltà a cui vanno incontro le donne alla fine del percorso di studi, una volta inserite nel mondo del lavoro. Non per mancanza di capacità o voglia di fare, ma per le problematiche del far conciliare la vita lavorativa con quella privata.
Questo aspetto emerge anche nel Bilancio di Genere presentato a fine marzo, importante strumento per l’analisi e la programmazione dei processi decisionali e dell’impegno economico e finanziario delle pubbliche amministrazioni. Secondo i dati diffusi da Eurostat, nel 2024 l’Unione Europea ha registrato un tasso di over-qualification (condizione lavorativa in cui una persona possiede un livello di istruzione più elevato rispetto a quello richiesto per svolgere il proprio lavoro) pari al 21,3%, evidenziando una discrepanza tra il livello di istruzione posseduto e quello richiesto dalle mansioni lavorative svolte.
Il dato italiano
Il fenomeno interessa in misura maggiore le donne (22%) rispetto agli uomini (20,5%): in Italia, le donne con un titolo di studio superiore rispetto al lavoro svolto sono il 7,7% in più rispetto agli uomini. «Può essere che la componente femminile sia in parte anche sottoimpiegata a livello di mansioni e che questo possa determinare un guadagno inferiore rispetto ai maschi – ragiona Biavaschi -. Noi ci siamo posti l’obiettivo per l’anno prossimo di acquisire più dati sul post laurea per capire come agire dall’interno.
Di sicuro possiamo dire dal punto di vista della performance che le donne sono più performanti in ogni gradino della laurea triennale, magistrale e dottorato, sia dal punto di vista degli anni che ci vogliono per concludere gli studi, sia dal punto di vista di voti.
Non è ovviamente una cosa totalizzante ma dal punto di vista maggioritario le donne spiccano per la resa».
Prime nella ricerca
E aggiunge: «Per quanto riguarda il dottorato, si tratta di un altro grado di studio perché è più lungo, sono tre anni, le donne si distinguono anche in questo caso ma è evidente che carriere più strutturate che vanno verso ruoli apicali richiedono un grande impegno anche per quanto riguarda la durata della carriera. Sono domande che le studentesse si pongono. L’Italia non è che spicchi per sostegni alla formazione delle famiglie giovani e quindi c’è sempre la tendenza a rimandare il momento in cui si crea la famiglia.
Una donna può essere preoccupata dall’idea che un percorso molto lungo possa essere fonte di posticipazione della conciliazione soddisfacente di vita privata e lavoro. La cosa positiva è che le donne non si lasciano andare, altrimenti non avremmo questi tratti così soddisfacenti dal punto di vista del rendimento. Sono studiose e accurate. All’interno dell’università abbiamo dati molto buoni per quanto riguarda la capacità di vincere progetti, di ottenere fondi e risorse, quindi possiamo dire che la precisione femminile è utile. Il gender gap può anche essere collegato al fatto che le donne scelgono determinati filoni di studio che potrebbero essere meno redditizi rispetto ad altri. Bisogna spingere anche su questo, ma già dalle scuole medie e superiori».
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