Province italiane che pagano più tasse. Como è undicesima

L’indagine Un’analisi della Cgia di Mestre sull’Irpef pro capite. Forte presenza di dipendenti e pensionati

In Lombardia risiedono i contribuenti più tartassati d’Italia. I più ricchi, almeno in base alle dichiarazioni dei redditi al netto delle detrazioni (per familiari a carico, da lavoro, spese mediche, farmaceutiche e universitarie) e degli oneri deducibili, risiedono nella Città Metropolitana di Milano, con 8.846 euro. Seguono le persone fisiche di Roma con 7.383 euro, della provincia di Monza-Brianza con 6.908, di Bolzano con 6.863 e della Città Metropolitana di Bologna con 6.644. La provincia di Lecco si trova al settimo posto con 6.572 euro, Como all’undicesimo sulle 107 province tricolori con 6.174, seguita da Varese con 6.150. L’ultima delle lombarde è Sondrio con 5.165 al 48° posto, ma comunque nella metà alta della classifica.

La media nazionale è stata pari a 5.663 euro. A mettere in fila i contribuenti sul fronte dell’Irpef è stata anche quest’anno la Cgia di Mestre, il cui Ufficio studi ha elaborato i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze relativi ai redditi del 2023.

Per quanto riguarda le altre graduatorie, i contribuenti residenti in provincia di Como risultano al ventesimo posto per reddito medio dichiarato e al ventottesimo per numero di contribuenti. Un dato decisamente interessante quest’ultimo, dal quale si evince che tre quarti di tutti i residenti in provincia di Como pagano le tasse, precisamente 439.014 sui circa 600mila residenti, ovvero oltre il 73%. A Roma, ad esempio, questa percentuale scende al 68%; a Milano è più alta, al 76,6%; mentre a Napoli scende al 53,3%.

Se rimaniamo nell’ambito delle cifre assolute dei contribuenti, la provincia di Como continua a credere nel “posto fisso”: i dipendenti sono oltre la metà dei residenti che pagano le tasse, ossia oltre 230mila, per il 52,5%. Elevato anche il numero dei pensionati: sono 156.393, per il 35,6% dei contribuenti. I lavoratori autonomi in provincia sono 16.016, per il 3,6%, mentre i restanti 20.123 (4,6%) hanno un reddito da partecipazione, essendo soci o azionisti di un’impresa o una società. È un bacino inferiore ai grandi poli metropolitani, ma superiore a molte realtà di pari dimensione, in linea con la struttura produttiva del territorio. Come sempre, i dati comaschi, così come quelli delle altre zone di confine, sono in parte viziati dal fenomeno del frontalierato e di chi non paga le tasse in Italia.

Nel reddito complessivo medio, il 20° posto lariano a livello lombardo si colloca dietro Milano, Monza e Brianza, Varese, Lecco, Bergamo e Brescia, e davanti a Sondrio, Lodi, Mantova e Cremona. La media comasca è a un livello superiore di 1.975 euro rispetto a quella italiana (24.829), ma inferiore ai picchi lombardi e dell’Emilia. Milano guida con 33.604 euro; tra i “vicini” spiccano Monza e Brianza (29.455) e Lecco (28.879).

Il quadro regionale aiuta a leggere il posizionamento di Como. In Lombardia, la quota di contribuenti che dichiarano meno del reddito medio nazionale è stimata al 59,7% (contro il 65,9% dell’Italia). È il segno di una distribuzione dei redditi più favorevole rispetto alla media, pur con forti differenze interne tra aree metropolitane, province manifatturiere e zone di confine.

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