Quanto lavorano i frontalieri? Via libera all’autodichiarazione

Confine Il chiarimento dell’Agenzia delle Entrate. Vuoto normativo post accordo fiscale

Quanti sono i giorni effettivamente di lavoro dei “nuovi” frontalieri (in possesso di un permesso “G”) in Svizzera?

Al momento l’Italia non è in possesso di questo dato sensibile in quello che il quotidiano economico “ItaliaOggi” ha definito un “vuoto strutturale” nella tassazione dei “nuovi” frontalieri in virtù del doppio binario, con dichiarazione dei redditi oltreconfine e una parte delle aliquote pagate - con tutte le preoccupazioni del caso per la natura degli importi - in Italia. “Giorni di lavoro mancanti nel 730 precompilato, via libera all’autocertificazione”, ha fatto sapere “ItaliaOggi”.

Questo in virtù «di un limite oggettivo contenuto nell’accordo bilaterale Italia-Svizzera del 23 dicembre 2020, in cui - all’interno dei dati trasmessi annualmente dalle autorità fiscali svizzere all’Italia non figurano né i giorni di lavoro né le date di inizio e fine contratto».

Come venire a capo di questa situazione? L’indicazione dei dati resta in capo al contribuente (ovvero agli stessi frontalieri) o al professionista che li assiste inserire manualmente i giorni di lavoro, ricavandoli dal contratto svizzero o dalla relativa documentazione salariale.

«Due le riflessioni rispetto a queste dinamiche. Anzitutto mi stupisce un po’ il fatto che l’Agenzia delle Entrate parli di un vuoto strutturale nell’ambito dell’accordo internazionale, quando l’accordo è stato sottoscritto tra Italia e Svizzera alla presenza del Mef, che rappresenta la parte politica dell’Agenzia delle Entrate - sottolinea Matteo Mandressi, responsabile Frontalieri della Cgil di Como -. Rimarco che tutti gli scenari legati alla dichiarazione dei redditi dei nuovi frontalieri erano ampiamente prevedibili. Questo perché in sede di redazione dell’accordo internazionale non era difficile immaginare quali fosse le necessità connesse alla trasmissione dei dati e le eventuali difficoltà. La seconda riflessione è legata al fatto che è vero che i nuovi frontalieri dichiarano, ma ricordo anche che altri categorie di frontalieri - come quelli fuori fascia o quelli con rientro settimanale - già negli anni dichiaravano il reddito. Dunque mi chiedo come faceva l’Agenzia delle Entrate e che tipo di problemi poneva a fronte di una mancanza di comunicazione dei dati. Dopodiché tutto quello che è perfezionabile ben venga che si faccia, senza però un atteggiamento vessatorio, ma all’insegna della massima correttezza nell’individuazione dei redditi da tassare».

Un’ultima sottolineatura sempre a firma di Matteo Mandressi ha a che vedere con un aspetto di prim’ordine a fronte anche di questo “vuoto strutturale” e cioè che «ogni miglioria o modifica venga apportata all’interno dell’accordo internazionale tra i due Paesi o in seconda istanza nei vari aggiornamenti dell’accordo, quali quelli posti in essere attraverso i Tavoli interministeriali già previsti».

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