Smart working dei frontalieri. Il sindacato: «Ora serve un accordo formale»

Confine Il sindacato Ocst evidenzia la necessità di un’intesa formale in tempi brevi tra Italia e Svizzera. Da lunedì toccherà alle imprese decidere cosa fare

L’annuncio al nostro giornale del deputato varesino della Lega, Stefano Candiani, sulla proroga sino al 31 dicembre dello telelavoro per i frontalieri con le stesse regole d’ingaggio in essere sino a ieri (2 giorni di lavoro da casa) ha inevitabilmente portato in dote una serie di reazioni, dopo i timori di uno stop senza ulteriore appello alla norma transitoria con cui il nostro Governo aveva sanato retroattivamente la situazione a partire dall’1 febbraio.

Il punto fermo è che, su input del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, la situazione soprattutto dal punto di vista tributario per i frontalieri che opteranno per il telelavoro rimarrà invariata sino a fine anno, in attesa di un accordo amichevole in via definitiva con la vicina Confederazione, da sottoscrivere sul modello francese (il famoso 40% del tempo di lavoro, 2 giorni la settimana, da casa).

Ciò nonostante restano ancora molti punti da chiarire in tempi celeri, data l’attualità dell’argomento. Ieri in una lunga nota il sindacato ticinese Ocst ha rimarcato che se da un lato «la notizia del rinnovo della norma del 40% sul telelavoro per i frontalieri è da accogliere con grande entusiasmo, dall’altro occorre però fare chiarezza».

E questo in virtù del fatto che «la norma del 40% è stata inserita in un apposito articolo del Disegno di legge relativo al nuovo accordo sulla tassazione dei frontalieri. Disegno approvato a fine maggio ed è ancora in attesa di essere pubblicato in Gazzetta ufficiale (cosa che dovrebbe avvenire in pochi giorni). L’articolo in questione cita esplicitamente il 30 giugno come data di termine per il 40%. Sotto un profilo legale per poter pertanto rendere effettiva la proroga fino a fine anno, occorrerebbe che tale articolo venisse emendato, cosa impensabile, in quanto significherebbe riaprire l’iter di ratifica dell’intero disegno di legge».

Sembrerebbe un tecnicismo, ma non lo è, data la difficoltà con cui l’accordo fiscale ha superato in terza lettura l’esame dei due rami del nostro Parlamento. «L’altra strada possibile per stabilizzare la norma è che il governo italiano sottoscriva con la Svizzera un apposito accordo amichevole dove appunto si possa concordare in via bilaterale il 40% in via definitiva. La Svizzera dal canto suo ha già manifestato grandi aperture a questa ipotesi ed è pronta a trattare», si legge ancora nella nota targata Ocst.

L’applicazione

Dunque al netto dell’annuncio, suffragato dal via libera del ministro Giorgetti a mettere in sicurezza il telelavoro dei frontalieri con le attuali regole d’ingaggio sino a fine anno, serve ora un chiarimento da parte del Governo. La domanda che circola in queste ore è dunque la seguente ovvero cosa accadrà da lunedì? Il sindacato Ocst ha provato a dare una sua interpretazione, improntata al massimo pragmatismo: «Da un profilo strettamente formale non vi sarà nessun atto giuridico che potrà rendere effettiva la proroga al 31 dicembre. Un po’ come accade in borsa, le singole aziende da lunedì dovranno quindi scegliere se dare credito alle dichiarazioni del governo italiano – il quale, lo ripetiamo, ha già annunciato come certo il buon esito di questo processo (ovvero la proroga sino a fine anno, ndr) – ed “investire” dunque sulla retroattività del futuro accordo amichevole o se attendere l’ufficialità dell’accordo stesso».

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