Un’impresa svizzera su due: «Assumeremo lavoratori frontalieri»

Oltre confine Una ricerca di Manpower Group sulle prospettive del lavoro. Difficoltà nel reperire personale con competenze adeguate alle necessità

Quasi il 50% delle imprese svizzere - vale a dire una su due - vuole assumere lavoratori dall’estero nei prossimi 12 mesi.

Per contro, il 16% ha confermato di cercare meno lavoratori oltre frontiera e il 26% intende assumere lavoratori solo in Svizzera.

È quanto ha rivelato uno studio sulle prospettive di lavoro di ManpowerGroup - leader nel lavoro interinale - che di fatto ha ribadito il concetto in base al quale la stragrande maggioranza delle aziende segnala difficoltà nel coprire i posti vacanti.

Un problema, quello della ricerca di personale, che non riguarda dunque i soli territori italiani di confine, ma anche il Canton Ticino, come peraltro già evidenziato al nostro giornale dal presidente di GastroTicino Massimo Suter. Con una differenza e cioè che un’azienda su due soprattutto in Canton Ticino continuerà ad attirare manodopera dalla vicina Italia.

I risultati

«I risultati del sondaggio di ManpowerGroup indicano un livello record di prospettive di lavoro in Svizzera - si legge nella nota a corredo del report -. Tuttavia, il mercato del lavoro continua a soffrire di una grave carenza di manodopera qualificata, che rappresenta una sfida per i datori di lavoro quando si tratta di coprire i posti vacanti. Per affrontare questo problema, è essenziale che le aziende tengano conto delle esigenze e delle aspettative dei collaboratori e offrano condizioni di lavoro più attraenti e flessibili», riassume Jan Jacob, country manager di Manpower Group Svizzera.

Da rimarcare dentro questo report un’altro dato di rilievo nelle dinamiche transfrontaliere e cioè che alla domanda se ci sono difficoltà attuali nel riempire le posizioni, il 63% degli intervistati ha affermato di avere qualche difficoltà e il 13% grandi difficoltà. E così per affrontare la carenza di manodopera qualificata, «il 38% delle aziende ha dichiarato di rendere l’occupazione più attraente offrendo orari flessibili e lavoro part-time. Il 32% delle aziende ha dichiarato che attirerebbe potenziali lavoratori con salari più alti e una maggiore flessibilità lavorativa». Ma è chiaro che la dizione “manodopera qualificata” chiama in causa direttamente i frontalieri ed in particolare il Terziario, settore in cui i permessi G attivi si attestano attorno a quota 52 mila.

Un’affermazione questa supportata dal fatto che «le qualifiche professionali ricercate sono principalmente competenze informatiche e di gestione dei dati, seguite da qualifiche delle risorse umane, nonché competenze nel campo delle operazioni e della logistica».

In particolare quando si tratta di competenze trasversali, le competenze tradizionali come la risoluzione dei problemi, la responsabilità e il pensiero critico vengono alla ribalta. Ma le aziende faticano anche a trovare dipendenti con abilità creative e sociali come creatività, lavoro di squadra, adattabilità e potenziale di leadership.

Le competenze

Secondo gli studi, c’è una forte domanda di tutte le competenze trasversali, che i datori di lavoro vogliono promuovere attraverso programmi di formazione. Il 57%, in particolare, degli intervistati prevede di investire nella formazione continua dei propri dipendenti, colmando così un gap che al momento per i frontalieri vede gran parte della formazione in capo agli enti formativi o alle aziende italiane.

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