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Mercoledì 28 Maggio 2025
Valentino e la seta comasca. In mostra il filo rosso dell’eccellenza
Moda Il supporto creativo delle eccellenze tessili comasche è stato fondamentale agli inizi della gloriosa carriera di Valentino,celebrato a Roma con la mostra “Orizzonti Rosso”
Il supporto creativo delle eccellenze tessili comasche è stato fondamentale agli inizi della gloriosa carriera di Valentino, indiscusso Imperatore del Made in Italy celebrato a Roma con la mostra “Orizzonti Rosso”, un viaggio nelle collezioni del couturier che hanno sempre racchiuso un abito rosso, un rosso con una fiamma particolare, capace di rappresentare l’essenza della sua visione, la sua firma unica e inequivocabile in cinque decenni di carriera.
«Quello con la maison romana è un rapporto antico, radicato nella storia della moda italiana, che si è evoluto nel corso degli anni assumendo sempre più importanza - afferma Michele Canepa - è cominciato con Paolo Porlezza e, quando ho rilevato la Taroni, è proseguito fino ad oggi».
Capitoli in parte raccontati nel libro “Taroni. La Stoffa. I Sogni”. «Il 1967 segnò l’inizio degli stampati giganti: erano perfetti per la moda vigente che si basava su linee semplicissime, spesso priva di tagli in vita, in cui i disegni molto grandi potevano venir letti senza interruzioni. Per la collezione primavera-estate Valentino commissionò una serie di sete, decorate con vistose catene e corde marinare e un motivo a pois giganteschi, stampati su chiffon e twill di seta, per un modello da sera con cui Franco Rubartelli fotografò per Vogue la famosa modella Veruschka sullo sfondo dei tetti di Roma. Altri tessuti stampati con disegni particolari furono presentati nel 1969. Valentino aveva impostato la collezione primavera/estate, per la parte di abiti gran sera, su modelli sempre molto semplici in cui il tessuto rivestiva la massima importanza. Per lui furono creati pannelli di raso con un disegno piazzato a grandissimi fiori stilizzati o a motivi cinesi di draghi. Per la sua sfilata autunno-inverno cambiarono i temi ma i disegni rimasero immensi: grandi vasi blu porcellana di Delft sufficienti a rendere spettacolare l’uscita in passerella. Fu Henry Clarke a fotografarli per Vogue: il modello con i draghi nell’ambientazione esotica nel tempio di Zapotec in Messico e i regali abiti di raso bianco stampato di blu, indossati da Benedetta Barzini e Mirella Petteni, in Palazzo Borghese a Roma». Questo l’incipit di una partnership che ha rafforzato il nome di Taroni sulla ribalta internazionale. E che la maestria stilistica di Valentino abbia trovato il suo completamento ideale nei tessuti di lusso prodotti a Como lo ha confermato anche Giancarlo Giammetti, imprenditore, socio e alter ego del couturier. «Valentino voleva essere rassicurato dal tessuto, voleva sempre i più belli, non si è mai preoccupato se un tessuto costava tanto per cui il vestito non si poteva fare nel pret-à-porter, è stato sempre libero di scegliere il meglio dai grandi produttori comaschi».
Osservando poi le creazioni firmate V e incorniciate da ottanta opere di Fontana, Rothko, Still, Richter, Franenthaler e Burri, Giammetti ha commentato: «Ho sempre pensato che non esistesse l’arte nella moda, che ci fossero grandi designer ma non artisti, vedendo capolavori dell’arte contemporanea dialogare con le creazioni di Valentino ho cambiato idea».
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