“Vecchi” frontalieri. Ora è ufficiale l’ok alla tassa sulla salute

Frontiera Pubblicato il decreto del Ministero, adesso tocca alle Regioni regolamentare il prelievo. Intanto è passato l’emendamento salva-ristorni

Venerdì da ricordare per “vecchi” frontalieri (impiegati cioè oltreconfine prima del 17 luglio 2023) e Comuni di confine tra il via libera, arrivato tramite Gazzetta Ufficiale, alla “tassa sulla salute” e l’emendamento salva-ristorni, che di fatto - stando al senatore varesino Alessandro Alfieri ed alla capogruppo comasca alla Camera del Partito Democratico Chiara Braga - restituisce ai Comuni di frontiera 37,6 milioni di euro, con il Governo Meloni che «ha fatto la giusta marcia indietro».

L’iter

Ma andiamo con ordine. Ieri la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il decreto del ministero della Salute - elaborato insieme al ministero dell’Economia - che avvia in modo definitivo l’iter relativo alla compartecipazione al servizio sanitario da parte dei “vecchi” frontalieri.

L’ultimo tassello è rappresentato dai decreti attuativi in capo alle Regioni di confine, con la “tassa sulla salute” che sarà retroattiva e dunque andrà riscossa anche per le annualità 2024 e 2025. Le Regioni di confine - Lombardia in primis - dovranno ora definire l’importo (in un range tra il 3 ed il 6%) e le modalità di riscossione di quello che Palazzo Lombardia ha definito un contributo e non una tassa, confermando che sarà riscosso nella quota minima, dunque al 3%. Con due annualità da riscuotere, come rimarcato da Andrea Puglia - vicesegretario cantonale (e responsabile frontalieri) del sindacato ticinese Ocst - la speranza è che «le Regioni di confine partano nel 2026 a riscuotere l’annualità 2024 e così nel 2027 quella del 2025. In caso di riscossione in un’unica soluzione si tratterebbe di un salasso, che potrebbe raggiungere anche i 4800 euro. Da ricordare però l’impegno delle organizzazioni sindacali italiane a procedere con il ricorso alla Corte Costituzionale».

Prima però occorrerà attendere i decreti attuativi delle Regioni di confine. Di certo si tratta di una partita ancora in larga parte da giocare.

Nel frattempo - secondo quanto rimarcato dal senatore Alessandro Alfieri e dalla capogruppo comasca alla Camera Chiara Braga, entrambi esponenti del Partito Democratico - giustizia è stata fatta circa la restituzione dei 37,6 milioni di euro ai Comuni di frontiera”, con il Governo Meloni «che ha dovuto correggere un errore rilevante ai danni delle comunità locali di confine».

Gli enti locali

A seguito di un emendamento ad hoc annunciato già giovedì sera dal senatore Alessandro Alfieri, l’esecutivo ha così deciso di riportare nelle casse dei territori di frontiera «risorse dovute, inizialmente spostate su altri capitoli di spesa». Il tema di fondo - lo ricordiamo - riguarda la somma eccedente gli 89 milioni di euro che rappresentano la somma non trattabile al ribasso alla voce ristorni. «Il Governo ha emendato se stesso - ha conferma il senatore Alfieri -. Bene abbiamo fatto a sollevare il tema dei ristorni dei frontalieri presentando un emendamento e un ordine del giorno per dire che le tasse pagate dai frontalieri vanno ai Comuni in cui risiedono».

Di ben altro avviso il deputato della Lega, Stefano Candiani, che alla “vicenda ristorni” ha dato la seguente chiave di lettura. «In legge di Bilancio il ministro Giancarlo Giorgetti ha disposto l’inserimento di un emendamento per inserire nell’articolo 11 della Legge di ratifica i 40 milioni di euro che sono stati oggetto di polemica nei giorni scorsi riguardo ai ristorni dei frontalieri - le sue parole -. I soldi che nascono dai frontalieri restano sui territori di confine».

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