Vertenza Suominen Nonwovens di Mozzate. Sui licenziamenti l’azienda indisponibile a una trattativa

Il caso Delusione tra i 92 lavoratori della multinazionale finlandese al termine dell’incontro tra azienda e sindacati. Confermato lo stop alla produzione, continua il presidio dei lavoratori ai cancelli della fabbrica

La conferma della chiusura della produzione entro giugno e l’avvio il 27 gennaio della procedura di licenziamento. Non si aprono spiragli per i 92 dipendenti dello stabilimento Nonwovens-Suominen, produzione di tessuto non tessuto in rotoli per salviette, materiale medicale e l’igiene.

Ieri mattina, giovedì 12 gennaio, a Como alla sede di Confindustria le Rsu e i sindacati hanno incontrato la multinazionale finlandese rappresentata da un pool di avvocati, da Angelo Piatti e da Barbara Belotti, rispettivamente Direttore e Responsabile del Personale del sito comasco. Non è stata avviata alcuna trattativa. La società ha semplicemente ribadito le motivazioni del blocco alla produzione, già comunicate in una nota martedì 10 gennaio: caro energia e impianti non adeguati a un prodotto più rispettoso dell’ambiente. Piatti, al termine dell’incontro, è stato di poche parole: «Abbiamo illustrato le ragioni sottostanti a quanto comunicato martedì 10 gennaio, confermando la nostra piena disponibilità a proseguire il confronto, al fine di ricercare le possibili soluzioni nell’interesse di tutte le parti coinvolte».

I numeri

Durante la riunione non si è parlato del numero dei licenziamenti, ma il fermo alla produzione mette a rischio soprattutto i 62 operai, mentre i 30 impiegati dovrebbero restare al loro posto. «Nessuno è al sicuro in questo momento – ha dichiarato con fermezza Antonio Ferrari dei Cobas – Noi abbiamo 92 lavoratori da salvaguardare e anche se gli uffici dovessero restare a Mozzate, non bisogna dimenticare che il capannone è in affitto».

Per questo la linea dei sindacati, Cobas, Cgil e Cisl, è univoca: dallo stabilimento di via al Corbè non uscirà più nulla senza una seria trattativa. «Il 22 gennaio termina la cassa integrazione ordinaria – prosegue Ferrari – Da quel momento per la società i lavoratori della produzione saranno “liberi”: a casa ma con possibilità di chiamata. Insomma in caso di bisogno, potrebbero essere contattati. Noi diciamo no». Il prossimo incontro tra le parti è in calendario il 2 febbraio. Ferrari: «Speriamo che la società ci convochi molto prima. L’obiettivo è il mantenimento dei 92 posti di lavoro, ma ci confronteremo anche su eventuali trasferimenti all’altro sito italiano, Cressa in provincia di Novara, e sugli incentivi all’uscita».

Per lo smantellamento della produzione e i licenziamenti Suominen ha stanziato 9 milioni di euro, mentre stima da questa operazione un introito di 3 milioni di euro. Antonio Monsurrò Femca Cisl: «Sarà un percorso lungo, ma la trattativa deve essere condotta qui e non decisa in Finlandia». I lavoratori sono pronti ad affrontarlo? Antonio Sabia, 39 anni: «Blocchiamo tutto, incateniamoci ai cancelli». Due anni fa si era trasferito a Mozzate da San Benedetto del Tronto, perché era stato assunto alla Souminen a tempo indeterminato. «La mia azienda aveva chiuso».

Durante l’emergenza

Ora ripiomba nell’incubo disoccupazione con moglie e quattro figli tra cui uno di un mese. Claudio Squillace ha 50 anni, abita a Turate, lavora in via al Corbè da 20 anni. «Di favori all’azienda ne abbiamo fatti tanti e adesso ci chiede di lavorare nonostante il licenziamento – sottolinea – Durante il picco Covid-19 del 2020, quando le gente stava male e tutti erano chiusi in casa, noi siamo sempre stati presenti, abbiamo fatto gli straordinari, abbiamo contribuito alla crescita del fatturato della società e ora, di punto in bianco, non contiamo più nulla».

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