Viva Porte negli Usa: «Segnali incoraggianti»

Tariffe Tour di Filippo Santambrogio, titolare dell’azienda lariana. L’impressione: «Non ho visto grandi cambiamenti»

Como

Primo test sul mercato americano dall’introduzione ufficiale dei dazi per Filippo Santambrogio, titolare di Viva Porte, azienda di Barzanò (Lc) che con i suoi sistemi divisori ha conquistato il mercato mondiale. L’industriale si è recato negli Usa per incontrare i principali clienti d’oltreoceano.

«Dollaro, il dazio nascosto»

«Gli Stati Uniti, con 1,6 miliardi di euro di export annuale, sono il secondo mercato per il design italiano, rappresentando il 14% delle esportazioni del settore. L’impatto potenziale dei dazi non è trascurabile e non può quindi essere sottovalutato per la competitività sistemica delle aziende italiane in un mercato strategico, dove la concorrenza internazionale, in particolare quella asiatica e nordamericana, è sempre più agguerrita- esordisce il Ceo di Viva - Tuttavia, non bisogna limitarsi a ragionare unicamente sulle percentuali dei dazi.

Il quadro va considerato in modo più ampio, includendo l’andamento del dollaro, un dazio nascosto che in questi mesi di discussione sulle tariffe doganali ha avuto movimenti significativi, e le dinamiche politiche interne americane».

Santambrogio ha voluto monitorare di persona le conseguenze delle nuove normative commerciali che hanno suscitato un’ondata di emotività e timori tra gli operatori del settore.

«Real estate di opportunità»

«Da questo tour ho avuto segnali incoraggianti, non ho visto un grosso cambiamento di programmi e prospettive da parte dei partner e dei rivenditori con cui stiamo lavorando. M

i hanno riconfermato la loro fiducia e la ferma intenzione di cogliere le numerose opportunità che il mercato Usa sia nel privato sia nel real estate continua ad offrire. Nella fascia alta il fattore prezzo è importante ma non l’unico criterio: contano anche sostenibilità, design, qualità dei materiali e delle lavorazioni. Il valore aggiunto del marchio Made In Italy è ancora vincente. A conferma di quanto detto, abbiamo appena chiuso un progetto nel settore contract residenziale di alto livello a Jersey City. Un edificio residenziale affacciato sul meraviglioso skyline di New York, che ha riscosso un grande apprezzamento da parte del developer committente. E ne abbiamo in vista altri a conferma che l’eccellenza italiana, unita a strategie commerciali ben strutturate, è in grado di trovare spazio anche in contesti sfidanti come quello attuale».

Prospettive promettenti

Secondo l’imprenditore la risposta ai dazi è dare ancora più valore ai prodotti.

«Sarebbe un gravissimo errore andare in diretta competizione con una produzione locale di qualità inferiore. Se il contesto diventa più complesso, dobbiamo essere ancora più efficaci nel raccontare il valore dei nostri prodotti. La soluzione non è abbassare il livello, ma puntare su ciò che ci rende unici: capacità progettuale, qualità estetica, flessibilità produttiva.

Attualmente c’è un gap da sfruttare tra la produzione interna americana e la nostra. Potrebbe anche aprirsi una fetta di mercato statunitense non più presidiata dalla Cina che ha vissuto difficoltà rispetto alle richieste sempre più esigenti sul piano degli standard tecnici e dei requisiti estetici».

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