Croce Rossa, i volontari si difendono con la verità

Un tempo il cartello “non disturbate il conducente” era affisso soltanto sugli autobus (o sui tram, ma in quel caso l’avviso suonava così: “non disturbate il manovratore”). Con i tempi quel motto sembra essere diventato buono un po’ per tutto. Così da essere sbandierato anche (e soprattutto) davanti agli occhi di chi cerca di raccontare quel che succede nel tormentato comitato di Como della Croce Rossa. Lo sbandierò, a suo tempo, l’allora commissario (prima) e presidente (poi) Matteo Fois, quando raccontammo i troppi guai di una realtà indispensabile per il nostro territorio, e non solo. Quegli articoli indispettirono i vertici non solo comaschi della Croce Rossa. I quali ci accusarono di gettare fango (ma quando mai!) su centinaia di volontari e su un’associazione storica. Il tempo ha dato ragione ai nostri racconti, diventati un fascicolo d’indagine della Procura prima, e sfociata in processi e una condanna poi. Ma anche i dirigenti regionali e nazionali, che negavano i buchi di bilancio, si indispettirono perché avevamo disturbato il conducente, salvo pochi anni dopo essere costretti a presentare un concordato in Tribunale per far fronte a 8 milioni di debiti.

Ora abbiamo ricominciato a guardare dentro i conti del Comitato di Como, anche in considerazione del fatto che di quegli 8 milioni di debiti ne saranno restituiti soltanto tre (con buona pace di decine di società, privati, artigiani e professionisti che negli anni hanno dato credito ai vertici di via Italia Libera perché la Croce Rossa è la Croce Rossa). Di fronte ai nostri articoli l’attuale commissario, Alberto Piacentini, ha rispolverato l’antico refrain: «Attacchi gratuiti che vanno a ledere la nostra immagine e offendono il lavoro di centinaia di volontari e dipendenti». Un motto che ha appeso pure nella sede dell’associazione. Ma capiamoci subito: i volontari non sono uno scudo umano dietro il quale trincerarsi per “silenziare” chi cerca di accendere la luce e raccontare.

Come Fois, anche Piacentini prova a far passare la narrazione secondo cui gli articoli di cronaca siccome rischiano di “disturbare il manovratore” allora sono un insulto a chi si dona per gli altri attraverso il volontariato. Niente di meno vero. Anzi. È proprio per il rispetto profondo verso chi dedica tempo ed energie alla salute altrui, ma anche per il valore della Croce Rossa e del Comitato di Como (con le meravigliose realtà di Lipomo e San Fedele), che raccontiamo i dettagli di quanto avviene in via Italia Libera. Lo avevamo fatto a cavallo tra il 2019 e il 2020. Lo facciamo oggi.

E non si venga a sostenere che ciò che succede nella Croce Rossa è un problema esclusivamente interno alla stessa. Perché così non è. Basta leggere lo statuto dell’associazione per comprenderlo. I guai economici del Comitato di Como, che ovviamente non dipendono dall’attuale commissario, sono un problema non solo per i dipendenti e per i volontari, ma anche per l’intero territorio coperto dalle sedi collegate con il Comitato di Como. Nel momento in cui, con l’intento di far quadrare i conti (indipendentemente dalla correttezza o meno dei calcoli) si disdicono convenzioni e contratti di servizi socialmente utili a favore di disabili e minori, per conto di Comuni e Rsa e strutture sanitarie, è chiaro che i problemi di Croce Rossa finiscono per travolgere tutto il territorio e non solo poche stanze di via Italia Libera. Gli articoli che avete letto e leggerete hanno un solo scopo: rafforzare la presenza in città, a Lipomo e in Valle Intelvi di una realtà di volontariato così importante e di valore. Solo con la trasparenza si acquisisce fiducia. E la fiducia è tutto per chi vive di volontariato.

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