La sanità lombarda
a rischio macchietta

Non si sa quanto possa apparire di buon gusto la parodia, peraltro come sempre irresistibile, di Maurizio Crozza, apparso nei panni del duo Fontana (Attilio, presidente leghista della Regione Lombardia) e Gallera (Giulio, assessore al Welfare) a chi in questa pandemia ha conosciuto e vive sofferenze e ha perso congiunti e amici. E sono stati tanti nella nostra Regione, l’unica in cui la luce che arriva dal fondo del tunnel appare ancora fioca: chissà perché. Però è evidente che quando un politico finisce con il diventare una macchietta qualcosa non ha funzionato a dovere. È così dai tempi di Noschese, il più grande imitatore trasformista forse prima di Crozza medesimo (non ce ne vogliano gli altri emuli di Alighiero) che si divertiva a mettere in ridicolo le inefficienze della classe di governo democristiana degli anni ‘60 e ‘70. Quelle però magari mettevano a repentaglio i bilanci dello Stato, ma, per fortuna non avevano a che fare con catastrofiche pandemie.

Ora la domanda è d’obbligo. Se Fontana e Gallera che tanta sicumera avevano dispensato nelle prime dirette Facebook quotidiane sulla diffusione del Covid nella nostra regione, sono precipitati allo status di macchietta (e non certo per un attacco politico, Crozza, in questo senso è assolutamente bipartisan nella scelta dei personaggi), cos’è successo? Se poi si pensa che l’assessore al Welfare si era portato avanti in questo senso superando il comico a sinistra con la sortita dei due contagiati che servono per infettarne uno, i conti tornano, purtroppo. E ci fanno interrogare con angoscia su coloro che detengono la responsabilità della nostra salute e sono chiamati a mettere in atto le misure più appropriate per tutelarla.

Vogliamo aggiungere che, da qualche retroscena ben supportato di alcuni giornali, abbiamo appreso che l’assessore Gallera da tempo non sarebbe considerato all’altezza della situazione da parte dello stesso Fontana e di Matteo Salvini che avrebbero già mesi fa chiamato Guido Bertolaso per una sorta di “commissariamento” del titolare al Welfare, anche se poi le cose si sarebbero complicate dopo che l’ex capo della Protezione Civile ha contratto il virus. Parrebbe inoltre che l’avvocato di Forza Italia che sogna la poltrona di sindaco di Milano sia comunque marcato a uomo dagli esperti dell’assessorato che, evidentemente, se lo sono lasciato scappare in occasione della gaffe del “due per uno”. Infine, si dice che, comunque, il destino di Gallera sia segnato e consegnato tra poco a un rimpasto di giunta che gli costerebbe la poltrona.

Ce n’è abbastanza per farsi venire i sudori freddi? Perché queste voci si affiancano ai tanti dubbi, alle invettive dei medici di famiglia e dei pazienti malati e abbandonati delle istituzioni sanitarie, alle inchieste che continuano a essere aperte dalla magistratura, ai tamponi non eseguiti, ai reagenti per i medesimi che scarseggiano negli ospedali e non, a quanto pare, nelle strutture private che eseguono l’esame con costi elevati. Ieri inoltre è stato eletto in Consiglio regionale il presidente della commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria. Secondo il Pd, la maggioranza di centrodestra lo avrebbe fatto senza tenere conto delle indicazione della minoranza a cui spetterebbe per statuto. È stata scelta Patrizia Baffi, un’esponente di Italia Viva, partito di Matteo Renzi che non era il nome indicato dall’opposizione. Da qui altre illazioni e sospetti.

Tanti dubbi e tante domande a cui finora è stato opposto, dal presidente della Regione e dall’assessore al Welfare, un fermo: “non abbiamo sbagliato nulla e rifaremmo tutto”. Davvero? Forse perché a quanto pare, se le voci sono vere e lo scopriremo solo vivendo, forse Gallera non sarà messo in condizione di rifare alcunché. E allora presidente e allora assessore non è il caso di mettere in atto un’operazione verità? Perché ci scandalizziamo, ci stracciamo le vesti, specie quelle colorate di verde, se un guitto eletto in Parlamento con il sistema dei Cinque Stelle che sappiamo qual è, si scaglia in maniera sguaiata contro la Lombardia, ma la gestione politica dell’emergenza. Poi subito dopo gli prestiamo il fianco. Certo ormai è andata com’è andata, purtroppo i morti non ritorneranno. Ma a chi è rimasto c’è il dovere, da parte della politica, di togliere quel velo che sembra offuscare la trasparenza nella gestione della pandemia. A costo di pagarne il prezzo. Perché questa tragedia non può limitarsi a trascolorare nel macchiettistico.

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