Le nozze con i fumetti
e quelle con se stessi

Ha il sorrisone di chi l’ha fatta grossa il signor Akihiko Kondo, giapponese di 38 anni, mentre posa accanto alla sua signora, la gentile Hatsune Miku. È certamente convinto di aver superato un sottile confine tra il bizzarro e lo straordinario che gli varrà il giro del mondo gratis.

Quello che il suo sorriso e l’immagine della sua signora stanno infatti facendo sui siti di tutto il mondo.

Akihiko Kondo, dopo tutto, è una notizia: in una sola mossa ha ampliato i confini del “nerdismo” sposando quello che è a tutti gli effetti un pupazzo, sia pure digitale ed evoluto come tecnologia giapponese impone. Hatsune Miko, infatti, viene definita dai notiziari “cantante in guisa di ologramma, disegnata come un fumetto manga: capelli turchesi e orecchie da coniglio, calzette nere e gonnellina ammiccante”.

Il signor Akihiko ha sposato Miku dopo un opportuno periodo di fidanzamento; già nel 2018 si parlava di loro in Rete, ora l’ufficialità della relazione ha rilanciato la storia che è stata munita anche di etichetta ufficiale a uso di giornalisti, sociologi e ospiti tv: le relazioni con personaggi immaginari vengono infatti definite “fictosessuali”, forse perché il termine “balengo” fatica ancora a imporsi nella manualistica psichiatrica.

Il sorrisone di Akihiko Kondo è dunque dovuto alla convinzione di essere una “bestia rara”, un personaggio unico, degno di attenzione mondiale. Spiace deluderlo, ma non è così. La sua narrazione di un amore immaginario e immaginato è solo la versione digitale di un trasporto che molti di noi, crescendo, provano per un attore o un’attrice, una cantante o un cantante, uno sportivo o una sportiva.

Per un po’ il poster rimane appeso nella cameretta e fatto oggetto di sguardi adoranti. Poi però passa e si finisce per volgere lo sguardo a qualcuno di più vicino, come il compagno o la compagna di banco.

Akihiko Kondo si dice addolorato perché i suoi familiari si sono rifiutati di partecipare alla cerimonia “fictonuziale”. Forse speravano di condividere con il figliolo un rito di passaggio dall’età infantile a quella della responsabilità, mentre la scelta di Akihiko Kondo non è altro che una conferma della sua appartenenza al Club dei Peter Pan.

Poi, si sa, i genitori spesso sono un po’ conservatori e la mamma di Akihiko Kondo avrà temuto di incontrare la vicina al mercato: spiegarle che il figlio ha sposato un ologramma deve esserle sembrato un ostacolo insuperabile. Pur comprendendola, occorre rivolgerle anche un misurato biasimo.

Le mamme, giapponesi e non, sembrano avere difficoltà ad accettare che i figli sposino ologrammi, pupazzi e bambolotti, ma non oppongono obiezioni quando, ogni giorno, davanti allo specchio e in qualunque altra occasione, rinnovano il vincolo di matrimonio con se stessi.

Con chi pensate sia sposato, per esempio, il professor Alessandro Orsini, se non con se stesso? Con chi passerebbe il resto della vita Andrea Scanzi se non con Andrea Scanzi medesimo: tutto il giorno a guardarsi negli occhi (con l’ausilio di una superficie riflettente per scongiurare rischi di strabismo) e a ripetersi: “Ma quanto sei bello, ma quanto parli bene. Ancora una polemica poi andiamo a letto”.

Come si chiameranno, oggi, queste relazioni a singolo di coppia? Il termine “narcisismo” è obsoleto: il povero Narciso si risentirebbe nel sentirsi paragonare a simili esempi di smisurato amor proprio.

Lui si limitava a guardare la sua immagine riflessa sulla superficie dell’acqua. Non pretendeva né telecamere né riflettori. E neppure gettoni di presenza.

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