L’errore del farmaco
bene di consumo

I farmaci sono vittime del loro successo e proprio per questo tendono a divenire beni di consumo anziché strumenti di salute. Come per tutti i beni di consumo la tendenza è di aumentarne l’impiego attraverso la propaganda destinata a medici, farmacisti e consumatori. In realtà il mercato del farmaco ha alcune peculiarità rispetto ai comuni mercati, perché per qualsiasi bene di consumo è l’acquirente che sceglie, paga e utilizza il prodotto per sé o per altri.

Nel caso dei farmaci, data l’esistenza del Servizio sanitario nazionale (Ssn), la situazione è diversa perché il Ssn paga, ma non sceglie e non utilizza, il medico sceglie ma non utilizza e non paga e, infine, il paziente utilizza senza scegliere né pagare. Questa particolare situazione dovrebbe essere studiata, perché chi invece vende non abbia il sopravvento su tutti. Non vi è infatti dubbio che l’industria farmaceutica è molto attrezzata da questo punto di vista. Ad esempio, migliaia di informatori farmaceutici sono interessati a contattare medici per far conoscere i loro prodotti. Si tratta di visite “private” negli ambulatori o negli ospedali in cui è ovvio e logico che l’informazione sottolinei soprattutto i benefici dei propri prodotti, minimizzando gli effetti collaterali e criticando i prodotti degli altri. Questa attività, che si accompagna spesso ad inviti a partecipare a riunioni, a cene di lavoro o a congressi è sicuramente utile ad assicurare prescrizioni e quindi vendite. Infatti, la spesa delle aziende farmaceutiche per l’informazione, il cosiddetto marketing, rappresenta una quota importante, intorno al 30% del bilancio aziendale.

D’altra parte, la letteratura scientifica ci dice che chi riceve “favori” da una determinata industria tende, consciamente o inconsciamente, ad aumentare le prescrizioni dei prodotti di quell’industria. Per contro l’attività propagandistica dell’industria non si limita al medico, ma si propaga anche al farmacista, un soggetto importante nel determinare se il paziente utilizzerà un farmaco dal nome di fantasia anziché un farmaco dal nome generico pagando la differenza. È utile ricordare che per questi pagamenti gli italiani gettano al vento ogni anno oltre un miliardo di euro che potrebbero utilizzare meglio. Non solo, ma i social network e la pubblicità televisiva rappresentano una modalità molto efficace per promuovere l’uso dei farmaci da banco, ma anche di quelli di prescrizione, da parte del cittadino. È ormai abbastanza comune che il paziente si rivolga al medico, richiedendo direttamente la prescrizione del farmaco che pensa faccia al caso suo.

La situazione che abbiamo descritto deve essere cambiata, perché non è possibile che il Ssn lasci il monopolio dell’informazione all’industria farmaceutica. Almeno due sono gli interventi che dovrebbero essere effettuati. Il primo è la proibizione della presenza degli informatori farmaceutici negli ambulatori dei medici di medicina generale e negli ospedali, perché sottraggono tempo alle attività sanitarie. Tuttavia poiché l’informazione dell’industria farmaceutica può essere utile, gli informatori potrebbero svolgerla attraverso seminari pubblici, in modo che vi possa essere discussione ed eventualmente un contraddittorio. Il secondo intervento riguarda la necessità di realizzare una informazione indipendente. È singolare che questa informazione non venga richiesta o addirittura pretesa da parte degli stessi medici attraverso gli Ordini dei medici provinciali o la Federazione nazionale. A che cosa servono gli Ordini se non a proteggere i diritti dei medici a essere informati in modo obiettivo per evitare errori, prescrizioni inutili e divenire vittime del mercato? E non ha capito il Ssn che una informazione indipendente è indispensabile per assicurare corrette prescrizioni e quindi evitare ospedalizzazioni e aggravio delle spese che in questo modo vengono distratte da altre finalità? L’informazione indipendente deve portare alla luce dati che riguardino confronti fra farmaci per quanto concerne efficacia, tossicità e valore terapeutico aggiunto nonché informazioni sulla reale necessità di terapie che difficilmente l’industria farmaceutica porterà facilmente all’attenzione del medico. Il Ssn deve rendersi conto di queste necessità e deve sviluppare attraverso le sue organizzazioni - Ministero, Regioni, Aifa e Istituti clinici di ricerca e cura - ogni mezzo per fornire strumenti di informazione indipendente che devono rappresentare il modo migliore per realizzare l’educazione continua in medicina.

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