
I farmaci sono vittime del loro successo e proprio per questo tendono a divenire beni di consumo anziché strumenti di salute. Come per tutti i beni di consumo la tendenza è di aumentarne l’impiego attraverso la propaganda destinata a medici, farmacisti e consumatori. In realtà il mercato del farmaco ha alcune peculiarità rispetto ai comuni mercati, perché per qualsiasi bene di consumo è l’acquirente che sceglie, paga e utilizza il prodotto per sé o per altri.
Nel caso dei farmaci, data l’esistenza del Servizio sanitario nazionale (Ssn), la situazione è diversa perché il Ssn paga, ma non sceglie e non utilizza, il medico sceglie ma non utilizza e non paga e, infine, il paziente utilizza senza scegliere né pagare. Questa particolare situazione dovrebbe essere studiata, perché chi invece vende non abbia il sopravvento su tutti. Non vi è infatti dubbio che l’industria farmaceutica è molto attrezzata da questo punto di vista. Ad esempio, migliaia di informatori farmaceutici sono interessati a contattare medici per far conoscere i loro prodotti. Si tratta di visite “private” negli ambulatori o negli ospedali in cui è ovvio e logico che l’informazione sottolinei soprattutto i benefici dei propri prodotti, minimizzando gli effetti collaterali e criticando i prodotti degli altri. Questa attività, che si accompagna spesso ad inviti a partecipare a riunioni, a cene di lavoro o a congressi è sicuramente utile ad assicurare prescrizioni e quindi vendite. Infatti, la spesa delle aziende farmaceutiche per l’informazione, il cosiddetto marketing, rappresenta una quota importante, intorno al 30% del bilancio aziendale.
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