Bambin* sul manifesto del Comune. Il don: «Lasciate i piccoli fuori dalle follie»

Ponte Lambro. Si è scatenata la polemica dopo l’evento nel parco di Villa Guaita di sabato. Al parroco e a Samuele Minoretti risponde il sindaco: «È per fare sentire tutti inclusi»

Ponte Lambro

Un semplice laboratorio di burattini alimenta un dibattito sull’identità di genere tra il sindaco e il parroco.

Succede a Ponte Lambro, all’origine di tutto c’è un manifesto realizzato dall’amministrazione comunale per promuovere un evento che si è tenuto sabato 26 luglio a Villa Guaita: un evento, si legge, in cui «ogni bambin* costruirà un Pinocchio di legno e una volta colorato potrà portarselo a casa».

Così è stato. Il laboratorio - legato al terzo festival dei burattini promosso dalla Comunità Montana del Triangolo Lariano - è andato bene, con tanti partecipanti soddisfatti. Il problema è solo l’asterisco, un simbolo che tanti utilizzano al posto della vocale finale per indicare il genere neutro della parola.

La polemica è nata su Facebook, quando Samuele Minoretti - candidato non eletto alle scorse amministrative con la lista di centrodestra - ha commentato il manifesto: «La grammatica italiana prevede la parola bambini, non bambin*! Credo che questa inclusività tanto proclamata sia piuttosto un diffondere un tipo di comunicazione volto a creare confusione specialmente fra i più piccoli. Un bambino è un bambino, il suo orientamento sessuale lo deciderà in età adolescenziale».

Qui arriva la prima risposta del sindaco Ettore Pelucchi. «Non facciamo confusione tra orientamento sessuale e identità di genere. L’uso dell’asterisco è un tentativo di rendere la lingua italiana ancora più esplicita nell’inclusione» osserva Pelucchi. «L’obiettivo è far sì che ogni bambino si senta riconosciuto e rispettato, a prescindere dall’identità di genere. Non si tratta di creare confusione, ma di promuovere accettazione».

Di lì a poco è intervenuto il parroco, don Stefano Dolci, con un messaggio molto duro. «Mi domando che senso abbia usare l’asterisco di genere per una iniziativa rivolta a dei bambini. Siamo oramai tutti così schiavi dell’idolatria inclusivista che vuole cancellare tutte le differenze in nome dell’accoglienza e della pace universale?» chiede il sacerdote. «Le differenze sono il sale della vita» ha proseguito don Dolci. «Non sono la premessa dei conflitti, ma la sfida a una integrazione rispettosa dell’identità dell’altro e foriera di arricchimento reciproco. Lasciamo fuori i bambini dalle follie degli adulti».

Il sindaco ha risposto anche a lui. «L’impiego dell’asterisco non nasce dal desiderio di cancellare le differenze, ma dalla volontà di riconoscerle ed includerle. L’obiettivo non è negare la specificità di “bambino” o “bambina”, ma estendere il messaggio a tutte le identità di genere, comprese quelle che non si identificano con le categorie binarie maschile/femminile».

Per Pelucchi «questa scelta linguistica poteva essere un piccolo, ma significativo, passo per creare un ambiente in cui ogni bambino, a prescindere dalla propria identità di genere, possa sentirsi visto, riconosciuto e accolto».

Quella che per don Dolci è una follia da adulti, per il primo cittadino è «un tentativo di fornire ai più piccoli un contesto in cui la diversità è valorizzata come una risorsa». Polemica chiusa, almeno fino al prossimo manifesto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA