Barni, la chiesetta torna a vivere: «C’erano decori nascosti da trecento anni»

Sono a buon punto i restauri di San Pietro e Paolo curati dai professionisti della società Artemisia

Barni

C’è una nicchia con uno splendido vaso di fiori e poi il decoro di tutta la parete laterale. Sono delle opere mai viste da nessuno, infatti sono rimaste celate per circa 300 anni e riscoperte in questi giorni. Poi c’è San Lucio che è tornato a splendere e molti cittadini di Barni lo vanno a trovare.

Sono a buon punto i lavori di restauro della Chiesa di San Pietro e Paolo a Barni, uno dei gioielli romanici del territorio. Un intervento voluto dai cittadini che hanno raccolto fondi a più riprese e portato la chiesetta ad essere uno dei luoghi del cuore tra i più amati per il Fai. In questi giorni sono in corso i lavori di restauro degli affreschi che termineranno per la fine dell’anno.

La “Artemisia restauro” di Giuliano Maggioni e Ilaria Vannini ha già recuperato gran parte degli affreschi e la chiesa ha un fascino ancora maggiore.

I restauratori sono tuttora impegnati all’interno della struttura, per ora inutilizzabile. Infatti nella navata centrale sono stati accatastati i mobili coperti: «La cosa più particolare è che sulla parete di sinistra abbiamo scoperto dei decori rimasti celati almeno per 300 anni, si tratta di un decoro per tutta la parete nella parte alta purtroppo spezzato quando è stato realizzato il tetto in cemento. Abbiamo anche riscoperto una nicchia, in questo caso addirittura chiusa, e anche qui stiamo parlando di opere non visibili da circa 300 anni. Le opere dovrebbero essere datate tra il quindicesimo e il sedicesimo secolo, per il decoro e la nicchia invece è dei primi del 1900, quando venne San Carlo Borromeo a Barni diede proprio come indicazione di intervenire sul tetto perché pioveva all’interno, per questo hanno poi realizzato la copertura in cemento in sostituzione di quella in legno, San Carlo poi chiedeva di mettere ordine in generale nella chiesa e parlava di una chiesa: «tutta affrescata», viene però difficile dire se intendesse che tutte le pareti erano affrescate».

Con la realizzazione dell’arco del tetto sono scomparsi parte degli affreschi recuperati poi in questi giorni perché coperti da intonaco: «Purtroppo in alcune pareti le infiltrazioni d’acqua nel corso dei secoli hanno cancellato sicuramente parte della vernice, è difficile capire in alcuni casi, considerando gli intonaci posati successivamente, se ci siano particolari raffigurazioni. Nella cappella a destra abbiamo diversi Santi da San Sebastiano a San Rocco e poi la Madonna, si parla sempre di opere realizzate tra il quindicesimo e il sedicesimo secolo. Sull’arco ci sono 12 figure che qualcuno ritiene siano i dodici discepoli ma non corrispondono all’iconografia classica, né dei discepoli né dei santi, penso fossero dei dottori della Chiesa - spiega Giuliano Maggioni - Abbiamo recuperato anche un affresco centrale dei primi del Novecento, non si sa di chi sia, sotto c’è un altro affresco ma è rovinato quindi non è logico perdere quello realizzato più recentemente per un recupero dell’altro».

Maggioni spiega a che punto sono i lavori: «Per quanto riguarda gli affreschi la pulizia e il recupero sono stati per gran parte realizzati, dobbiamo continuare il lavoro andando più nelle finiture, poi servirà valutare cosa intende fare la parrocchia per esempio sulle pareti all’ingresso. Anche in questo si potrebbe togliere l’intonaco per vedere se c’è qualcosa sotto, come diceva San Carlo, ma naturalmente è anche una questione di costi. Abbiamo già fatto dei primi assaggi e non abbiamo trovato nulla».

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