Emergenza siccità: i fiumi sono in secca. C’è preoccupazione in vista dell’estate

Erba Effettuato il rilevamento dei corsi d’acqua della zona. Appello degli ambientalisti: «Basta cemento sugli alvei»

A sei mesi di distanza dall’ultimo rilevamento, gli attivisti del Circolo Ambiente Ilaria Alpi sono tornati a monitorare i corsi d’acqua dell’Erbese: la condizione del fiume Lambro e dei suoi affluenti desta già particolare preoccupazione sul fronte della siccità.

In città il corso del torrente Bova nella frazione di Crevenna ha poca acqua, praticamente la stessa monitorata nel mese di luglio 2022. Resta grave la situazione del torrente Lambrone, praticamente asciutto nel tratto prima dell’immissione nel lago di Pusiano a breve distanza dal centro sportivo erbese.

A Merone l’emissario naturale del lago di Pusiano ha più acqua rispetto alla scorsa estate, ma resta comunque troppo scarsa; il Lambro riprende un po’ di vigore dopo il Cavo Diotti, ma è solo grazie alla regolazione della diga. Stessa situazione preoccupante per i torrenti Gandaloglio e Bevera di Molteno, tra i maggiori affluenti del Lambro.

Nel Triangolo Lariano, nella zona di Scarenna tra Asso e Canzo, il Lambro ha poca acqua; c’è da preoccuparsi anche per il torrente Ravella nell’area urbana di Canzo.

«La condizione del fiume Lambro e dei torrenti - dice Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente Ilaria Alpi - è ancora preoccupante, poiché le portate sono minime. C’è presenza di acqua, comunque poca, nei tratti montani e naturali dei torrenti, mentre nelle parti che hanno subìto artificializzazione (è il caso del torrente Lambrone a Erba, ndr) l’acqua è ancor più scarsa se non del tutto assente».

E siamo in pieno inverno. Nei prossimi mesi la situazione potrebbe peggiorare. «Reiteriamo la nostra denuncia: i fiumi, nonostante la prolungata siccità, riescono a mantenere un minimo di presenza dell’acqua laddove il loro corso è lasciato naturale. Mentre dove l’uomo è intervenuto con la cementificazione degli alvei, l’acqua praticamente scompare causando di fatto la morte biologica dei corsi d’acqua».

La soluzione, per gli ambientalisti, è duplice. Da un lato, dice Fumagalli, «occorre che non vengano fatte ulteriori opere di artificializzazione delle sponde dei fiumi», dall’altro bisogna «programmare interventi di rinaturalizzazione degli alvei che in passato sono stati cementificati». Il rischio, a guardare le fotografie scattate nei giorni scorsi dagli attivisti sul territorio erbese, è che la prossima estate sia problematica come quella del 2022, se non più problematica.

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