Forni, cinque anni dopo. Il senatore gentile che aprì la porta al Pci

Il ricordo A lungo punto di riferimento della Dc comasca morì il 9 maggio, come Aldo Moro. Il ricordo della moglie: «Era un uomo generoso, sempre disponibile con tutti»

Como

Cinque anni fa moriva Luciano Forni, “il senatore”. Maestro elementare, segretario provinciale della Dc, assessore provinciale, consigliere e assessore comunale nonché parlamentare dal 1976 al 1983, Forni se ne andò il 9 maggio, lo stesso giorno in cui, parecchi anni prima, le Brigate rosse giustiziarono il suo amico Aldo Moro, cui lo legavano sentimenti di amicizia e una visione condivisa della politica di allora. “Cuore a sinistra, occhio al centro”, si diceva. Forni anticipò a Como il compromesso che Moro avrebbe poi tentato di reiterare a livello nazionale. Era il 1976, l’anno della grande crescita del Pci che in città ottenne il 26% dei consensi, con la Dc che in Comune scendeva da 19 a 14 seggi; il senatore fu il regista dell’inedita alleanza che rese più saldi i governi di Palazzo Cernezzi e Villa Saporiti.

«La morte di Moro lo colpì profondamente - ricorda oggi la signora Anna, che a Forni è stata accanto per quasi sessant’anni -. Mio marito gli era molto vicino. Di tanto in tanto il presidente capitava a Como, all’epoca in cui la sede della Dc era ancora in via Dante. Frequentava la messa di San Fedele, alle 11. Luciano non me lo disse mai espressamente, ma sono certa che se la scelta fosse dipesa da lui avrebbe tentato senz’altro di mediare con i sequestratori. Del resto era molto amico di monsignor Cesare Curioni, che era di Asso come lui, e che nelle vesti di ispettore generale dei cappellani carcerari d’Italia era stato incaricato di trovare una strada di dialogo con i brigatisti».

Forni fu membro della commissione d’inchiesta chiamata a fare luce sul rapimento, ma fu anche vicepresidente della commissione che nel 1978 varò la legge di riforma del sistema sanitario, tuttora in vigore. «Lo conobbi quando frequentavo l’ultimo anno delle magistrali - ricorda ancora sua moglie -. Partecipai a un incontro di una associazione di maestri cattolici, e lì lo vidi la prima volta. Lo ritrovai più avanti, dopo che il mio parroco, monsignor Dolcini, mi ebbe convinto ad accettare un impiego da segretaria nella sede del partito, che allora,a livello provinciale, era presieduto da U baldo De Ponti. Luciano era segretario della sezione di Asso. Un giorno si presentò in sede per consegnare il tesseramento. “Cosa fai qui?”, mi chiese. Poi prese a venire con sempre maggiore frequenza. Ricordo che un giorno, sorridente, De Ponti glielo fece notare: “Forni, ma non stai venendo un po’ troppo spesso?”. Ci sposammo nel 1965, a San Fedele».

«Luciano era un uomo di straordinaria generosità, disponibile con tutti. Da Roma, negli anni in cui fu senatore, tornava ogni fine settimana. Non dico che ci fosse la coda fuori dalla porta, ma davvero in qualche caso la gente approfittava della sua disponibilità. Io lo redarguivo, ma capivo anche che quella sua sensibilità gli derivava da una storia personale non facile. Era rimasto orfano di padre quando era ancora molto giovane... Sua madre e i suoi fratelli lavoravano in fabbrica, lui potè studiare, frequentando le scuole superiori a Milano, soltanto grazie alla generosità di alcuni amici di famiglia che ne avevano compreso il talento e le capacità. Dandosi agli altri, Luciano restituiva quello che aveva avuto. È stato sempre apertissimo al dialogo, uno straordinario mediatore, un animo generoso, che finì per pagare anche l’invidia di una parte del partito, quella che nel 1983 gli voltò le spalle precludendogli la rielezione. Fui io a convincerlo a tornare a fare politica da consigliere comunale. Sapevo che avrebbe potuto dare ancora molto alla nostra comunità. Eravamo entrambi figli di un’epoca diversa e straordinaria, un tempo in cui si faceva gavetta, e in cui la formazione politica aveva ancora un senso».

La morte di suo figlio Matteo, nel 2018, lo segnò profondamente: sacerdote dell’Opera don Folci, Matteo si spense all’improvviso. Aveva soltanto 52 anni.

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