La casa dei Barnabiti chiude per tre mesi
E spunta l’ipotesi di trasformarla in Rsa
Eupilio: è la prima volta che dagli anni Sessanta e ci si interroga sul futuro di Villa Sant’Antonio
Eupilio
Ci si interroga sul futuro della Casa dei Padri Barnabiti, la Casa di spiritualità con una splendida vista sul lago situata nel centro del paese. Un luogo incantato dal 1960 spazio di calma e riflessione. La notizia ufficiale, per ora, è che per alcuni mesi la Casa resterà chiusa: non accadeva proprio dagli anni Sessanta. Si interromperà anche il rapporto con parte del personale. Un ridimensionamento, per sintetizzare, in attesa di ragionare sul futuro dell’immobile.
Villa Sant’Antonio Maria Zaccaria è una struttura dalle grandi potenzialità, con una sessantina di camere oggi utilizzate molto parzialmente. La decisione di questi giorni è di sospendere l’attività per tre mesi, da dicembre a febbraio, per contenere soprattutto i rilevanti costi legati al riscaldamento.
Padre Giovanni Giovenzana, parroco di Eupilio, spiega che è in corso una valutazione sulla possibile riorganizzazione degli spazi e non esclude che una parte dell’edificio possa in futuro essere destinata a una Rsa, una residenza per anziani.
La discussione è aperta: la casa ospita da anni ritiri spirituali, è la residenza dei padri ed è stata anche sede di corsi per sacerdoti. «Si è aperta una riflessione sul futuro della casa – spiega padre Giovenzana – Purtroppo la struttura non si sostiene autonomamente con le entrate. Chiuderemo per tre mesi, da dicembre a febbraio, a causa degli elevati costi, soprattutto per il riscaldamento. L’edificio risale alla fine dell’Ottocento e, dal 1960, è utilizzato quasi ininterrottamente come casa di spiritualità e per i corsi dei sacerdoti. Ora abbiamo un problema reale e dobbiamo trovare una soluzione. La riflessione non spetta a me, ma ai Padri. E non è semplice».
Una valutazione che potrebbe portare anche a un ridimensionamento o a un cambio di destinazione: «Come Padri siamo rimasti in quattro – continua – Due di noi si occupano della parrocchia e due sono anziani. Pochi per gestire un edificio con sessanta camere e grandi spazi comuni. Già oggi, per quanto riguarda i ritiri spirituali, ci limitiamo alle confessioni e ospitiamo solo gruppi autogestiti».
Sul futuro, padre Giovanni ha le idee chiare: «Serve sicuramente una divisione degli spazi: la parte che resterà ai Padri deve essere più semplice da gestire. Si è parlato anche di una possibile Rsa, perché spesso le strutture religiose vengono destinate a questo uso. La casa avrebbe tutte le potenzialità, con 60 camere, 10 utilizzate da noi, ma al momento non c’è alcuna decisione. Ci siamo presi del tempo per riflettere e ogni scelta non spetta a me o a noi».
E sui rapporti con l’amministrazione comunale, su una eventuale collaborazione per la Casa e lo sviluppo di un progetto Rsa, aggiunge: «Del futuro della struttura per ora ne ho parlato informalmente con il sindaco, alcune volte, ma sempre in modo molto breve, durante una manifestazione o una camminata».
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