Tragedia a Inverigo, in una lettera l’addio alle figlie: «Mamma e papà saranno lassù»

Inverigo Maurizio Beghè aveva lasciato un manoscritto tra i vestiti dell’armadio poco prima della sparatoria. Già presa la decisione di uccidere l’ex compagna e di togliersi la vita. Per entrare in casa era passato da un lucernario

«Il vostro papà vi vuole bene. Mamma e papà da lassù vi proteggeranno sempre».

Aveva previsto tutto, Maurizio Beghè. E lo ha messo nero su bianco, non su un post pubblicato su Facebook, come quelli delle ore precedenti al tentato omicidio dell’ex compagna Chiara Musetti nella casa di via Roma 67/A a Cremnago, frazione di Inverigo, bensì su una lettera scritta di proprio pugno e lasciata in quell’abitazione.

A trovare la lettera è stata Chiara Musetti, quando le acque si erano calmate dopo quel terribile venerdì pomeriggio di terrore. La giovane donna, infatti, ha scoperto questo ultimo inquietante messaggio aprendo l’armadio della camera da letto, infilato in mezzo ai vestiti delle due bambine di 8 e 6 anni avute dall’uomo.

Beghé, 61 anni, originario di Carrara, scrive direttamente alle bambine, facendo così intendere che nessuno di quei venti proiettili della Beretta 6.35 portata con sé sarebbe stato esploso contro le due innocenti. Ma la lettera dice anche che le intenzioni di Beghè erano chiare fin da subito: aspettare l’ex compagna per ucciderla. «Mamma e papà da lassù vi proteggeranno».

Tragedia a Inverigo: ferisce l'ex compagna, si barrica in casa con le figlie e poi si spara.

L’uomo, che dopo aver sparato al volto di Chiara Musetti, si è poi tolto la vita, chiudendosi dentro la stessa camera da letto dove ha lasciato la missiva, non facendosi vedere dalle figlie nel momento del gesto estremo.

Ma nella lettera ci sarebbero ancora accuse nei confronti dell’ex compagna, rea – a suo dire – di aver iniziato una nuova relazione con un ragazzo più giovane di lei. Il manoscritto è stato quindi consegnato dalla donna ai carabinieri della stazione di Lurago d’Erba comandati dal luogotenente Gianfranco Mastroianni, con i militari della compagnia di Cantù guidati dal capitano Christian Tapparo che stanno proseguendo nelle indagini per cercare di completare il quadro complessivo di una vicenda dai tratti sempre più angosciante.

Come raccontato anche dai vicini di casa, il rapporto tra Maurizio Beghè e Chiara Musetti era stato burrascoso fin dal loro arrivo nella corte di via Roma a Cremnago, circa sette anni fa. Ma la donna non aveva mai avuto il coraggio di ribellarsi, ha sempre sperato di poter sistemare le cose anche per il bene delle due bambine nate dal rapporto con l’uomo.

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Ma negli ultimi mesi la situazione era degenerata: la convivenza era finita nel gennaio di quest’anno, ma già da febbraio c’erano stati alcuni “scontri” piuttosto ruvidi. L’8 aprile e successivamente il 13 aprile c’erano stati due episodi di violenza, che erano poi sfociati in una denuncia querela presentata dalla donna il giorno dopo. La vittima, mentre era a letto, era stata aggredita solo perché aveva guardato le ore sul cellulare. L’uomo pensava infatti che fosse il messaggio di un amante. La donna era scappata in bagno e da lì aveva chiamato il 112. Subito era scattata la procedura di “codice rosso”, prevista per la violenza domestica.

Il 30 aprile, nel parcheggio del Bennet di Anzano del Parco, Beghè aveva addirittura preso a calci e pugni la ex compagna, trascinandola per i capelli per metri, dopo averle strappato di mano anche il cellulare e le chiavi dell’auto.

Proprio nel giorno dell’agguato in via Roma era arrivata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, chiesta dal pubblico ministero e concessa dal giudice delle indagini preliminari, che doveva essere eseguita proprio in quelle ore. Le accuse: maltrattamenti in famiglia aggravati dalla presenza delle figlie minori e lesioni.

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Ma Beghè aveva già deciso il suo destino. Venerdì pomeriggio è arrivato in quella casa che ben conosceva. Non avendo più le chiavi, è riuscito a salire addirittura sul tetto per poi forzare un lucernario e da lì intrufolarsi in casa. Poi ha aspettato l’arrivo di Chiara Musetti: quando lei è rincasata con le due bimbe ha aperto la porta, lui aveva la pistola in pugno. E ha sparato. La donna, fuggendo per le scale, è stata colpita alla zigomo: si è rifugiata dalla vicina. Quindi il tragico epilogo.

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