( foto butti)
Moraschini: «Le prime sensazioni sul gruppo sono positive. Porterò tutti a cena»
«Un onore, oltreché un piacere esserlo qui, in una piazza prestigiosa come Cantù». Lustra le mostrine di capitano, Riccardo Moraschini. Fresco fresco di nomina. E prontissimo a mettersi a disposizione. Della squadra, dell’allenatore, del club e dell’ambiente.
Sicuramente si tratta di un ruolo importante all’interno di una squadra appena tornata in A. Anche questa è una bella cosa.
Ci sono tanti ragazzi, molti nuovi. La serie A ha regole diverse, per cui sono aumentati anche gli stranieri. Metterò la mia leadership all’interno del campo, soprattutto a parole. Ma mi ripropongo di farlo pure fuori.
Bel gruppo. Tutti disponibili. Gran lavoro in palestra. Sensazioni positive.
Una squadra unita e compatta servirà poi tutta la stagione. Con l’obiettivo di andare tutti nella stessa direzione. Ritengo sia la filosofia più adatta per superare, tutti insieme, i momenti di difficoltà si paleseranno. L’anno scorso insegna, dai momenti bui si esce uniti.
Da Nicola (Brienza, ndr) lì a Livigno. E ci ho tenuto a ringraziarlo personalmente, anche perché so quanto lui tenga al ruolo. Io ci metterò esperienza, leadership e carisma. Fare il capitano in una piazza come Cantù è un onore.
Niente di tutto ciò. Ho promesso ai compagni di portarli a cena e mi sa che potrebbe anche essere arrivato il momento.
Confermo.
È arrivata in un momento positivo. Io capitano della Cantù che torna in A dopo quattro anni di tribolazione, proprio quando stava diventando un’ossessione. Un momento importante, anche per me. Lo ritengo un bel riconoscimento. L’ho visto anche dall’affetto dei tifosi: mi hanno scritto davvero in tanti.
Uno che cercherà di fare di tutto per essere d’aiuto ai compagni. In campo farò sentire la mia voce. Il ruolo ora è certo , ma sono sempre stato abituato a fare ciò.
Lo so bene.
Filippo per me vuol dire tanto. mi è dispiaciuto un sacco non sia rimasto, ma allo stesso tempo raccogliere il suo testimone ha un significato ancora maggiore, dato il nostro rapporto. Per me Baldi significa fratellanza. Mi ha fatto i complimenti, è stato bello. E mia ha fatto piacere. Il legame affettivo che ci unisce va al di là di un normale rapporto tra compagni.
Nessun problema.
No, lo dico sul serio. In fondo, anche in questo anno e mezzo con la maglia di Cantù, tra infortuni e riprese, sono sempre partito da sesto o settimo uomo.
Assolutamente no. Cambia poco. Come sempre, però, conta avere l’impatto giusto e avere la possibilità di stare in campo.
Appunto. Figure importanti con il compito di farsi trovare pronti, subito in partita e avere un impatto il più utile possibile alla squadra. Non c’è da scandalizzarsi. Prendete gli ultimi playoff...
Non sono partito una volta in quintetto, eppure penso di aver dimostrato che si può avere un ruolo decisivo in qualsiasi momento della partita. Anche a Milano andava così, diventa una questione di testa ed esperienza e caratteristiche mi spingono a pensare che non sarà mai un problema.
Non lo so.
Domandona...
Una Cantù che vuole e deve salvarsi il prima possibile. Sono vinto che si debba fare di tutto per vincere più fare di fila all’inizio, cavalcando l’entusiasmo e la serenità che abbiamo acquisito ed evitando di entrare in un un loop negativo. A febbraio e marzo, poi, capiremo dove siamo e cosa possiamo fare. Ma salvezza presto, non c’è dubbio.
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