Carducci, il giudice dà torto al Comune: «Niente sfratto e rimuovere i lucchetti»

La vertenza Ennesimo ribaltamento di fronte, questa volta favorevole all’associazione - Il giudice: «Eliminare chiusure e ostacoli». Il sindaco: «Nella vita ci vuole pazienza, e io ne ho»

Ennesimo capitolo della guerra infinita a suon di carte bollate, ricorsi, appelli, impugnazioni, reclami e ancora udienze, ordinanze e sentenze che vede contrapposti il Comune di Como e l’associazione Carducci con spettatore il Conservatorio che, al momento non ha i locali dove trasferirsi e rischia anche di perdere il finanziamento statale di 700mila euro per l’adeguamento degli spazi del civico 5 di viale Cavallotti. Il giudice Agostino Abate ha nuovamente accolto le istanze dell’associazione rinviando al 12 novembre l’udienza di merito, giudicando quindi illegittimi i lucchetti posti dall’amministrazione comunale lo scorso luglio (dopo il pronunciamento del 24 luglio del collegio di giudici a cui si era rivolto il Comune ottenendo ragione). All’intervento dei tecnici di Palazzo Cernezzi si era opposta la presidente dell’associazione, l’avvocato Maria Cristina Forgione che si era immediatamente rivolta al tribunale.

Nell’arco di pochi giorni era arrivato un provvedimento urgente che bloccava tutto rinviando al 2 settembre. E la nuova decisione del giudice Abate ha confermato quanto già stabilito. Quindi nell’ordinanza viene convalidato quanto stabilito il 30 luglio e ordinato «al Comune di Como, di non porre in essere qualsiasi attività di limitazione o divieto dell’attuale occupazione da parte dell’associazione Carducci degli immobili siti in via Cavallotti 5 e 7, e del corretto svolgimento delle attività ivi programmate, con divieto di sgombero o sfratto». Ma soprattutto l’ordinanza «autorizza l’associazione Carducci alla rimozione di ogni lucchetto o qualsiasi altra chiusura o ostacolo, posto in essere dal Comune di Como a limitare l’uso degli immobili suddetti e l’accesso a essi, ripristinando tutte le condizioni di sicurezza a tutela dell’incolumità pubblica».

E ora? Si dovrà aspettare novembre, anche se il Comune presenterà un nuovo reclamo contro l’ordinanza (ad esprimersi sarà un collegio di giudici). E non va dimenticato che c’è anche un ricorso al Tar presentato (senza richiesta di sospensiva) sempre dall’associazione contro il Comune. Ieri, a precisa domanda, non sono arrivati commenti da parte della presidente Forgione. Il sindaco Alessandro Rapinese, dal canto suo non arretra. «Quello che sta succedendo - dice - è tutto molto curioso e mi limito a dire che nella vita ci vuole pazienza e io ne ho molta. Ad esempio dicevano che non sarei mai diventato sindaco ed oggi lo sono. Ad esempio dicevano che il Carducci non fosse del Comune: per decenni per le altre amministrazioni era una sorta di “Leoncavallo” autogestito, ma a breve questa storia finirà. L’unica cosa che mi spiace è che, sicuramente, non hanno tutti i “soldini” che ci devono ma questa volta, contrariamente a Landriscina, i “conticini” li verificherò personalmente».

Conferma che Palazzo Cernezzi risponderà legalmente: «Mi spiace dover nuovamente reclamare e disturbare il presidente del tribunale». E riguardo ai costi delle cause e alla guerra in atto attacca: «Il servizio avvocatura non ha costi aggiuntivi. L’ultima volta il giudice ha annullato le spese, ma l’unico vero dramma economico è che abbiamo nei nostri spazi gente che, oltre a non pagare un canone concessorio, non paga nemmeno le spese per due palazzi che stiamo riscaldando inutilmente a spese dei cittadini. I “Forgione boys” dovrebbero aprire il portafoglio, mi riferisco a chi ha difeso a spada tratta quanto sta accadendo, tra gli altri i consiglieri Nessi e Gaddi (regionale, ndr)».

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