In centro a Como sfrecciano i rider: «Un pericolo»

Mobilità Tante le biciclette e i monopattini elettrici che si vedono girare per le vie della città murata ad alta velocità. Lavatelli (Acus): «Servono maggiori controlli». Aiello (Polizia locale): «A rischio la sicurezza anche di chi li utilizza»

Como

Alle 19 in via Vittorio Emanuele conviene camminare a lato strada, se non si vuole rischiare di essere travolti da bici e monopattini elettrici. Da qualche tempo in città murata sono sempre più numerose le persone che sfrecciano per le vie del centro in sella a biciclette, spesso modificate e capaci di superare i 25 chilometri orari, o su monopattini altrettanto veloci. Accade anche in via Cesare Cantù, davanti ai portici Plinio e persino in piazza Verdi.

La situazione dentro le mura

Il fenomeno è legato soprattutto alla presenza nella città murata di numerosi rider impiegati da aziende come Deliveroo o Glovo per la consegna di pasti a domicilio. Li si nota a tutte le ore del giorno, sotto il sole cocente e sotto la pioggia, ma soprattutto si nota la velocità con cui si muovono per le strade strette della città, a slalom tra auto posteggiate o in transito, pedoni e residenti in bicicletta. E questo accade anche perché spesso il centro costituisce una scorciatoia per chi deve muoversi da una parte all’altra di Como e vuole evitare di fare il giro delle mura.

Bici più veloci, per fare più consegne (pagate pochissimo)

Il tema delle bici elettriche modificate per avere una potenza maggiore e utilizzate dai rider per poter effettuare più consegne, come conseguenza della bassissima retribuzione prevista per questo lavoro (3/4 euro a consegna), è emerso già diverse volte. Ma ora in centro storico a Como la situazione si è fatta pericolosa. Tanto per i pedoni, quanto per chi si muove in sella a queste bici che sembrano quasi motorini. Non è raro infatti imbattersi in persone che utilizzano monopattini o biciclette elettriche senza utilizzare il casco.

I rischi

«L’uso improprio di strade e marciapiedi costituisce un grave pericolo per i pedoni: serve un maggior controllo da parte della polizia locale» commenta Mario Lavatelli, presidente di Acus Como, l’associazione che rappresenta gli utenti della strada. «Occorre ribadire che non si possono utilizzare i marciapiedi se si è in bici e bisogna rispettare il senso di marcia, anche in centro storico. Poi - aggiunge - serve la consapevolezza che è compito del Comune rispettare l’articolo 14 del codice della strada che pone a carico degli enti proprietari della strada, in questo caso l’amministrazione comunale, un obbligo di garantire la sicurezza».

Per verificare che la bici sia modificata occorre utilizzare uno strumento specifico

Il problema, secondo il comandante della polizia locale di Como, Vincenzo Aiello, deve essere affrontato da due punti di vista. La velocità non adeguata di questi mezzi, che prescinde dai limiti ma è dettata dall’opportunità di prestare maggiore attenzione lì dove ci sono più pedoni. E poi la modalità con cui si effettuano i controlli. «Per accertare che una bici abbia una potenza superiore a quella consentita - spiega - serve un “banco di prova”. È un rullo che però non sempre è a disposizione degli agenti. E poi si deve sequestrare la bici». Aiello sottolinea però anche il tema della «struttura contrattuale di chi si occupa di consegne, con irregolarità e retribuzioni basse, che portano a mettere a repentaglio in primis la propria sicurezza».

E in alcune città il transito è vietato

Il tema della sicurezza dei pedoni in centro è particolarmente rilevante per chi ha bambini piccoli o parenti anziani che si spostano entro i confini della città murata. L’assenza di un servizio di pedibus, per esempio, era stato sollevato già lo scorso anno dal comitato “Como a misura di famiglia” che si occupa di problematiche legate proprio ai servizi destinati alla prima infanzia

In centro sono diverse le scuole e gli asili che bambini e ragazzi raggiungono in molti casi a piedi. «È un tema su cui bisogna sollevare maggiormente l’attenzione, pensando a delle soluzioni che possano tutelare i cittadini più fragili» dice Umberto Fumarola, presidente del comitato. Lavatelli spiega che l’associazione degli utenti della strada ha già proposto da diverso tempo al governo di introdurre nel codice della strada l’obbligo di utilizzare di caschi con targa, per individuare e punire più facilmente le violazioni. La polizia locale a Como ha da poco attivato una pattuglia costituita da agenti che si muovono in bici per garantire maggiori controlli in centro. «L’obiettivo è proprio monitorare situazioni come queste e intervenire», spiega il comandante Aiello.

Il caso di Palermo e Foligno

Altre città in Italia invece hanno adottato soluzioni più drastiche. A Palermo, per esempio, lo scorso dicembre è stato introdotto il divieto di utilizzare bici o monopattini elettrici nelle due principali vie del centro, per garantire una maggiore sicurezza di turisti e residenti a piedi. A Foligno, invece, sempre lo scorso dicembre, l’amministrazione comunale ha introdotto il divieto totale di circolazione, nel centro storico, per monopattini, biciclette, skateboard e altri dispositivi di micromobilità. «Difficile dire se serva una soluzione di questo genere a Como - osserva Aiello - Bisognerebbe avere un quadro più ampio della situazione e ripensare la mobilità in Ztl da un punto di vista più generale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA