La “mantide” della Brianza davanti al giudice. Ma soltanto una delle vittime chiede i danni

L’udienza La donna di Rebbio accusata di aver narcotizzato e rapinato nove persone. In otto rinunciano a costituirsi parte civile. Chiesta la perizia psichiatrica

In nove, nei mesi scorsi, avevano puntato il dito contro Tiziana Morandi, 47 anni di Como, dicendo di essere stati narcotizzati e poi rapinati da quella che è poi stata descritta come una sorta di “Mantide della Brianza”, che agiva a cavallo dei comuni del Monzese e del Comasco per raggirare vittime e portar via loro soldi e preziosi. Nell’udienza preliminare che si è aperta ieri in Tribunale a Monza, tuttavia, uno solo ha deciso di costituirsi parte civile, mentre altri tre si sono presentati pur non formalizzando la costituzione. In aula, davanti al giudice Gianluca Tenchio, c’era invece l’avvocato del foro di Milano, Alessia Pontenani, che assiste la donna di Como.

L’accusa: ha narcotizzato e rapinato le sue vittime

La legale ha presentato una istanza per chiedere una perizia psichiatrica sulla propria assistita, domanda su cui il giudice non ha ancora sciolto la riserva. Alla richiesta della difesa si è opposta la pubblica accusa, che contesta una ventina di capi di imputazione che parlano di rapina ma anche di lesioni e di utilizzo indebito delle carte di credito. Come detto, tuttavia, una sola delle parti lese individuate dai pm ha scelto di costituirsi parte civile. Davanti al giudice era presente anche l’imputata: «La signora ha avuto problemi di salute - ha commentato al termine dell’udienza l’avvocato Pontenani - Devo appurare se questi possano aver influito sulla capacità di stare in giudizio. Per questo abbiamo chiesto la perizia».

Le accuse, come detto, parlano di nove casi di raggiri e rapine ai danni di persone (anziane ma non solo) che in precedenza sarebbero state narcotizzate. Nelle scorse settimane, solo dopo la chiusura delle indagini preliminari, l’indagata – per la prima volta dall’inizio di questa vicenda che risale alla scorsa estate – aveva accettato di parlare e di rispondere alle domande del pubblico ministero che la indagava. La donna – cresciuta nel quartiere di Rebbio, oggi residente a Roncello in provincia di Monza Brianza – si era avvalsa (nei giorni dell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare) della facoltà di non rispondere ed in seguito era finita in ospedale per le precarie condizioni di salute. Dopo la chiusura delle indagini preliminari, aveva scelto di parlare. Un interrogatorio durato pochi minuti in cui la donna, depositando anche una memoria manoscritta, aveva negato ogni addebito. Già in quella occasione si era intuito che la strada percorsa non sarebbe stata quella dei riti Alternativi.

Si torna dal giudice a febbraio

Le nove persone offese accusano quella che per la procura di Monza è una sorta di “Mantide” di aver circuito uomini – anche anziani, alcuni contattati in precedenza sui social, con cui aveva poi fissato appuntamenti – per poi portarle via beni dopo aver somministrato loro benzodiazepine. Le indagini, come detto, contano su 19 capi di imputazione (comprensivi di nove rapine). Tra le nove vittime dei suoi raggiri c’è anche un uomo di Mariano Comense. Dopo la prima udienza di ieri, si tornerà in aula a febbraio. Per quel giorno dovrebbe essere sciolta la riserva sulla perizia psichiatrica.

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