( foto di archivio)
Il dibattito Le opinioni di chi contesta il parroco - Ma nel quartiere si apre una petizione per difenderlo: «Qualcuno non capisce, ma qui si promuove umanità»
Non tutti, pur con i dovuti toni e senza minacce, la pensano come don Giusto Della Valle a Rebbio. C’è chi preferisce frequentare altre parrocchie, andare a messa per esempio a Sant’Antonino ad Albate. Il problema, sollevato da un gruppo di residenti, riguarda sì gli schiamazzi che arrivano anche di notte dai dintorni dell’oratorio. Ma, più in generale, il problema è relativo all’accoglienza, alla presenza fissa di tanti migranti. Serpeggia fastidio per le attenzioni riservate ai nuovi venuti e non - qualcuno accusa - agli anziani fedeli. Un pezzo di quartiere rifiuta una chiesa «politicizzata».
«Credo anche io che le contestazioni relative agli schiamazzi siano secondarie – dice Daniele Roncoroni, noto per il suo impegno nella vita associativa, ad esempio nei Rotary e nella Famiglia Comasca – il problema vero è che la chiesa di Rebbio non guarda più alla sua parrocchia. Io a Rebbio sono nato e cresciuto, ho fatto il chierichetto, il lettore, ho visto costruire l’oratorio grazie al contributo di tanti fedeli. Quella fucina di sacerdoti nati dall’Azione Cattolica, animata da tante diverse realtà, oggi non c’è più. Il prete non benedice le case, non visita i disabili, gli anziani, si occupa solo dei migranti. Tanti preferiscono ascoltare messa ad Albate».
Secondo Roncoroni è un errore esporre fuori dai cancelli dell’oratorio le bandiere palestinesi, «la chiesa parli di pace senza però entrare nel merito della contesa prendendo parte. È un prete politicizzato, tanti volontari che frequentano l’oratorio a Rebbio non sono fedeli cristiani di Rebbio».
Al netto delle minaccia arrivata a don Giusto, sempre disdicevoli, altri residenti della zona si lamentano della musica e dei rumori che arrivano dall’oratorio, frequentato, dicono, dai migranti anche la notte. Non tutti parlano, i più preferiscono evitare nomi e cognomi.
«Si sente chiasso all’una, alle due di notte - racconta Luigi Malatesta, uno dei primi firmatari della petizione per chiedere maggiori controlli all’oratorio – chi abita di fronte non ne può più. Di giorno i palloni arrivano nelle nostre case senza sosta. Chiediamo orari, la chiusura dell’area dalla sera. Sono andato anche dai Carabinieri. Noi senza minacce chiediamo il rispetto della legge. La convivenza con questa gente non è facile, anche io vado in chiesa ad Albate. Don Giusto non ci ascolta, bada solo ai migranti. A lui arriva la solidarietà di tante associazioni, a noi però in pochi pensano».
C’è una seconda petizione promossa da altri cittadini, che invece sostengono con forza don Giusto Della Valle. «Senza dubbio – spiega il primo firmatario Enzo Cresta – e con grande convinzione, don Giusto promuove umanità e solidarietà. Poi è vero che a Rebbio c’è chi fatica ad accettare questa generosa accoglienza ed è bene credo dialogare in maniera civile con tutti, cercando un incontro».
Tutto nasce nei giorni scorsi da un editoriale di Don Giusto sul foglio parrocchiale, il prete ha definito Como «disumana», perché poco solidale e guidata da una politica incapace di ascoltare. A queste parole il sindaco Alessandro Rapinese aveva replicato dicendo «se don Giusto va via è un bene per tutti». Di contro il vescovo Oscar Cantoni ha preso posizione a sostegno del sacerdote chiedendo ai comaschi di «costruire una Como solidale».
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