Minori stranieri “abbandonati” per strada: in 15 fuori dalla Questura. La notte da don Giusto e questa mattina di nuovo in viale Roosevelt

Il caso Ore di attesa in viale Roosevelt per un gruppo di ragazzi in arrivo da Egitto e Tunisia. Alla fine le porte le apre il “solito” don Giusto, che li ha accolti a Rebbio

Quindici ragazzi stranieri - che durante le operazioni di identificazione in questura hanno dichiarato di essere ancora tutti minorenni - sono rimasti ore, tra il pomeriggio e la serata di ieri, seduti su un cordolo di via Sant’Abbondio in attesa che il Comune decidesse dove, come e soprattutto se ospitarli. Per tutto il tempo della loro permanenza su quel marciapiede i ragazzi sono stati accuditi dai volontari di “Como Accoglie” che hanno offerto loro tè e biscotti, andati a ruba.

L’episodio tratteggia in modo nitido la situazione dei cosiddetti “minori stranieri non accompagnati”, ospiti sempre meno desiderati in un contesto di altissima tensione istituzionale, non solo a queste latitudini; il Governo non sa che farsene, i Comuni non li vogliono e Palazzo Cernezzi non fa eccezione. Per ore, ieri, i volontari hanno tentato di prendere contatti proprio con l’amministrazione comunale, riuscendoci soltanto nel tardo pomeriggio, quando qualcuno ha scovato il telefono personale dell’assessore ai Servizi sociali Nicoletta Roperto.

Alla fine ci pensa Don Giusto

Grandi rassicurazioni ma anche grandi rinvii, e grandi “vedremo” in un clima di generale confusione, cui neppure la questura è riuscita a porre rimedio; ci ha pensato, per fortuna, il "solito” don Giusto Della Valle, sul quale si può sempre contare, l’unico che fin dalle prime ore del pomeriggio si era reso disponibile ad accoglierli, anche se lassù a Rebbio non c’è più un buco per nessuno. Alla fine così è andata: un materasso per terra e un piatto caldo, in attesa di capire, con il nuovo giorno, quale sarà il loro destino.

Dalla Francia?

Quanto ai ragazzi, sono comparsi tutti all’improvviso, non si capisce bene da dove né con quali mezzi. Dice: che lingua parli? «Solo arabo», il che non ha agevolato lo scambio di informazioni. Soltanto un paio degli 11 tunisini è riuscito a spiccicare qualche parola in un francese parecchio maccheronico. I due hanno spiegato di essere cugini, e di essersi dati appuntamento a Como l’uno proveniente dalla Tunisia, l’altro niente meno che dalla città di Mulhouse, Renania francese, raggiunta un paio di mesi fa attraverso l’Italia salvo poi esserne respinto: «Senza documenti non potevo andare a scuola, e io volevo andare a scuola. I francesi sono razzisti».

Inutile chiedere come da Mulhouse gli sia stato possibile raggiungere Como, così come inutile si è rivelato ogni tentativo di raccogliere informazioni sui quattro ragazzi egiziani, silenziosissimi, senz’altro meno spavaldi degli altri, oltre che parecchio più macilenti. Pare che da settimane dormissero a zonzo un po’ dove capita tra ex Ticosa e capannoni limitrofi. C’è sempre qualcosa che non torna, nelle ricostruzioni di questi ragazzi, qualcosa di poco plausibile, come se tutti, al termine di questi loro viaggi impossibili attraverso il mare e chissà che altro, abbiano timore di rivelare chissà quali segreti o di inguaiarsi con una parola di troppo. La strada non è mai facile, neppure quando dovrebbe. Per dire: ieri sera alle 20.30, con il via libera della questura e ancora zero risposte dal Comune (risponderà oggi?) i volontari hanno scelto la sola via percorribile, accogliendo, come detto, l’invito di don Giusto. Irregolari e senza documenti avrebbero potuto raggiungere Rebbio soltanto a piedi. Per poterseli caricare in macchina i volontari hanno dovuto chiedere una sorta di deroga: «Sono clandestini. E portarseli a zonzo in auto è pur sempre un reato».

Gli aggiornamenti

Questa mattina, martedì 15 ottobre, i minori stranieri non accompagnati sono tornati di fronte agli uffici della questura dopo la notte passata nella parrocchia di Rebbio. Sono ancora in attesa della presa in carico da parte del Comune di Como e di un ricollocamento in una struttura adibita ad accoglierli. Al momento però nulla si muove, le pratiche sono pronte ma ancora non è arrivato l’ok da Palazzo Cernezzi per la presa in carico dei minori, che, una volta giunti sul territorio comunale vengono affidati al primo cittadino, che ne diventa tutore legale.

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