Processione del Crocifisso, quattromila fedeli con Cantoni: «Basta logiche di scontro»

Venerdì Santo Il cardinale ha guidato i fedeli alla chiesa di San Bartolomeo e ha benedetto la catena del miracolo. Poi la meditazione nella basilica del Crocifisso: «La vostra speranza sia figlia di quotidiane scelte costruttive di pace»

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Como

È stato un cammino di «speranza, figlia della nostra responsabilità» quello guidato oggi pomeriggio dal cardinale Oscar Cantoni per le vie della città, seguito dal miracoloso Crocifisso e da una folla di circa 4mila fedeli. Per la tradizionale processione del Venerdì Santo quest’anno il Crocifisso si è presentato alla città più spoglio del solito, in memoria dell’anno in cui fu realizzato - il 1400, per poi essere donato l’anno successivo al santuario, allora retto dai monaci Celestini, da un gruppo di pellegrini francesi - che era un anno giubilare, come quello in corso.

«Tempo di ansietà e contrasti»

La processione ha preso il via da viale Varese, dove una folla di cittadini si è assiepata ai lati della strada per osservare l’uscita dalla basilica del Crocifisso, accompagnato da gruppi familiari parrocchiani, dell’Azione Cattolica, dell’Unitalsi, della fondazione Ca’ d’Industria, del movimento apostolico ciechi, dell’associazione Como cuore, della Croce rossa e della Croce azzurra. Quindi il vescovo di Como, seguito dalle autorità civili e militari, tra cui il sindaco Alessandro Rapinese, il prefetto Corrado Conforto Galli, il questore Marco Calì, il presidente della Provincia Fiorenzo Bongiasca, il presidente del consiglio comunale Fulvio Anzaldo con alcuni consiglieri comunali di maggioranza e minoranza e il consigliere regionale di Forza Italia Sergio Gaddi.

La processione, accompagnata dagli sguardi di tanti curiosi e cittadini, che si sono posizionati lungo il percorso per salutare il Crocifisso con segni di devozione oppure si sono affacciati da finestre e balconi, sulle note della Filarmonica cittadina Alessandro Volta, è passata da via Cadorna e si è fermata davanti alla chiesa di San Bartolomeo, dove il Crocifisso è stato colpito dai primi raggi di sole del pomeriggio. Qui il cardinale ha benedetto la catena, segno del miracolo del 1529. Allora la processione del Giovedì Santo si trovò la strada sbarrata sul ponte che segnava il confine sul Cosia tra Como e Milano. Quel giorno però il Crocifisso spezzò miracolosamente la catena, che ancora oggi si può osservare fuori dalla chiesa in via Milano.

La processione è proseguita verso piazza Vittoria e viale Cattaneo, per poi tornare nella basilica, dove tremila fedeli hanno ascoltato in piedi le parole del cardinale. Cantoni ha parlato loro di un ambiente, in cui siamo immersi, ricco di «incertezza, ansietà che genera contrasti vari, fino a sentirci desolati». E di un tempo in cui «siamo invasi da un generale senso di sfiducia verso il prossimo, le istituzioni e verso il futuro, frutto di un clima di sospetto e di insicurezza».

«Superare la logica dello scontro»

Ma lo sguardo di Cristo ci aiuta a «vedere nell’altro non una potenziale minaccia, ma una opportunità di arricchimento reciproco» e a cogliere l’occasione del giubileo per «superare la logica dello scontro». Citando Papa Francesco, Cantoni ha ricordato poi che «nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene». Ma la speranza non può essere «un anestetico che ci permette di sminuire le tensioni a poco prezzo e per un periodo limitato». Cantoni ha invece ricordato ai comaschi, prima della benedizione e della possibilità di baciare il Crocifisso, che la speranza è frutto «delle nostre quotidiane scelte costruttive di pace, di solidarietà, di accoglienza e di perdono».

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