
Cronaca / Como città
Lunedì 13 Ottobre 2025
Scuole chiuse, nonni di Como contro il Comune: «Così 14km a piedi per accompagnare i nipoti»
La lettera Nuova presa di posizione della società civile sulla delibera riguardante la chiusura di alcuni plessi scolastici approvata in consiglio comunale
Como
Una quarantina di nonni i cui nipoti frequentano le scuole primarie di Ponte Chiasso e via Sinigaglia ha firmato una lettera indirizzata a Palazzo Cernezzi in cui si esprime forte contrarierà alla decisione di chiudere i due plessi per realizzare, se possibile, due autosili.
La lettera: «Scelta incoerente»
«Una scelta che appare incoerente con le norme nazionali e insostenibile per le famiglie. Una scelta addirittura offensiva per i nonni che aiutano ogni giorno ad accompagnare i nipoti a scuola». Il tema centrale per i 43 nonni firmatari è infatti che le nuove scuole dove saranno spostati i loro nipoti non saranno altrettanto comodamente raggiungibili a piedi. «Trasferire i bambini della Corridoni a Tavernola, che dista circa 3,5 chilometri, significa ignorare questo principio elementare. La distanza tra le due scuole obbliga ad accompagnare e riprendere il bambino quattro volte al giorno, per un totale di oltre 14 chilometri quotidiani. Per gli alunni che non possono mangiare in mensa e devono tornare a casa per il pranzo i viaggi diventano addirittura 6, per un totale di 17,5 chilometri al giorno. Per quanto riguarda Ponte Chiasso si tratterebbe di fare a piedi “solo” otto chilometri al giorno, ma il tragitto proposto ha una salita inaffrontabile anche una sola volta nella giornata. A maggior ragione da persone anziane. A maggior ragione se bisogna tenere a mano un bambino di prima elementare.».
Ma anche spostarsi in auto potrebbe diventare un problema per i nonni che evidenziano come spostarsi da Ponte Chiasso a Monte Olimpino e da via Sinigaglia a Foscolo o a Tavernola significa immettersi in strade molto trafficate e con tempi di percorrenza anche doppi.
«Rivendichiamo il nostro ruolo: babysitter troppo care»
I 43 nonni colgono l’occasione anche per sottolineare come il loro ruolo all’interno degli equilibri familiari si sia fatto sempre più essenziale con il crescere del costo della vita in città, che rende complesso per i genitori che lavorano trovare soluzioni alternative per la cura dei figli: «Con orgoglio rivendichiamo il nostro contributo per aiutare le famiglie che non possono permettersi babysitter e spesso sono costituite da un solo genitore. Facciamo e faremo di tutto per i nostri nipoti ma anche noi nonni abbiamo dei limiti. E ricordiamo che queste scuole sono state costruite con le tasse che abbiamo pagato anche noi per decenni. I soldi investiti per i nostri figli e i nostri nipoti sono il migliore investimento che possiamo immaginare».
Un ultimo affondo, infine, riguarda i toni e le parole utilizzate dal sindaco Alessandro Rapinese in aula consiliare durante la presentazione della delibera di giunta sulla chiusura dei due plessi: «Preferiamo non commentare nemmeno i modi con cui il Sindaco ha affrontato questa questione così delicata, chiamando addirittura le aule di sostegno “aule dei cucù”. Chiediamo al Comune di Como di rivedere con urgenza questa decisione sbagliata e irrispettosa e di riaprire un dialogo serio con genitori, insegnanti e cittadini».
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