Un abbraccio e gli ruba il Rolex. Condannata a due anni e 9 mesi

Il processo La vittima fu avvicinata mentre passeggiava in via Carloni. «Quella donna mi strinse poi si allontanò. E il mio orologio era sparito»

«Si, quella bella e prosperosa ragazza si è avvicinata, mi ha abbracciato e stretto a sé. Aveva i capelli lunghi, non mi ricordo se avesse o meno gli orecchini. Poi mi ha ringraziato e si è allontanata. Ho fatto qualche passo e l’orologio non c’era più». La vittima, un pensionato che passava da via Carloni alle due del pomeriggio del 10 ottobre 2018, ha raccontato così – ieri in aula a Como – la vicenda che l’ha visto suo malgrado protagonista. Quando, forse ammaliato da quella bella donna, si era fatto sfilare dal polso un orologio di marca Rolex del valore superiore ai 2 mila euro.

Questa volta tuttavia la storia ha avuto un esito diverso dal solito. Perché quando il signore – che abita a Olgiate Comasco – si è presentato dai carabinieri della stazione del paese per sporgere denuncia, sul tavolo c’era già una segnalazione in arrivo da Mantova e relativa ad un gruppo di ragazze dedite appunto a questa pratica, quella di sfilare gli orologi dai polsi dei malcapitati. Una sorta di “banda del Rolex” tra cui compariva, nelle immagini delle sospettate, anche la foto della bella ragazza in azione in via Carloni. «L’ho riconosciuta subito, all’epoca mi ricordavo bene perché era appena successo», ha proseguito ieri la vittima.

Così, da quella indagine nata in questo modo e seguita dai carabinieri, ieri si è arrivati fino all’udienza dibattimentale di fronte al giudice monocratico del Tribunale di Como Veronica Dal Pozzo. In aula (non presente) è stata infatti discussa la posizione di Daniela Filipache, 36 anni, romena di origine. La donna è stata infine riconosciuta colpevole della contestazione mossa dalla procura e condannata ad una pena di 2 anni e 9 mesi più mille euro di multa. L’accusa aveva puntato sul riconoscimento della vittima, identificazione fatta con sicurezza e tra 27 foto del fascicolo giunto da Mantova. «È emersa in modo chiaro - ha detto il pm - la destrezza della ragazza che ha utilizzato anche la prestanza fisica per arrivare a distrarre la propria vittima».

L’uomo era stato avvicinato con una scusa: la donna aveva chiesto al signore di aiutarla a trovare un lavoro, ringraziandolo per il disturbo, lasciandogli il numero di cellulare su un foglietto (ovviamente non vero) ed infine abbracciandolo. E proprio nel corso di quella stretta sarebbe riuscita a sfilargli il Rolex. La vittima si era accorta poco dopo ma, giratasi, si era trovata di fronte solo ad auto parcheggiate e nient’altro. La donna si era infatti già volatilizzata. La difesa, rappresentata dall’avvocato di Bologna Andrea Margotti, ha provato a ribattere attaccando proprio l’identificazione e l’assenza di altri riscontri («Servirebbero almeno i tabulati del telefono», ha detto), ma alla fine non è riuscito a cambiare l’esito dell’udienza conclusa con la condanna.

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