Antonini: «Trapani e Cantù le più forti, saliremo insieme in serie A»

Intervista con il presidente di Trapani Shark, prossima avversaria dei brianzoli. «Nell’altro girone vedo belle squadre, tuttavia nettamente inferiori»

Trentanove partite vinte, due pareggiate, una persa, una Supercoppa già in bacheca. È il personalissimo bilancio natalizio, da novello presidente del Trapani Calcio e del Trapani Shark (di basket), di Valerio Antonini. È entrato in tackle nel mondo dello sport, da dirigente, la scorsa primavera acquisendo il Trapani in serie D di calcio. Poi, in estate, ha completato l’opera acquisendo i diritti della Stella Azzurra Roma, dando vita al Trapani Shark, primo in A2 con una sola macchia: la sconfitta contro Cantù.

Presidente, complimenti. Prima domanda: sarà a Desio sabato sera?

Purtroppo no, per impegni di lavoro. Ci tenevo tanto perché sarà una bella partita: i miei sono caricati a dovere. Sanno che mi aspetto una vittoria che, come minimo, pareggi la sconfitta dell’andata.

Sul piano tecnico che partita si aspetta?

Sarà una sfida di altissimo livello, tra due grandi squadre. Cantù poi si è rinforzata con un grande colpo come Moraschini, un giocatore un po’ “accentratore”, ma fortissimo. Ritengo sia un test utile in prospettiva futura, per testare le nostre ambizioni.

Che opinione si è fatto di Cantù?

Da qui in poi, è l’unica squadra che ci può impensierire: batterla, ci garantirebbe il primo posto. Ma Cantù è in un campionato che non le appartiene. Noi invece siamo nuovi a questi livelli, ma posso dire che in serie A ci sono squadre meno forti di Cantù e Trapani.

Ci racconta le trattative estive con Baldi Rossi e Bucarelli?

Per Baldi Rossi ero pronto a pagare un buyout di 150 mila euro. Il presidente Allievi mi disse che era una cifra clamorosa, ma non se la sentiva di privarsi di un giocatore forte e amato dai tifosi e ho compreso le sue ragioni. Bucarelli è un giocatore importante per la A2, ma con lui ci fu solo un sondaggio. Alla fine ho preso Marini e Mobio, due giocatori fondamentali, che ci stanno dando una grossa mano.

È stato molto criticato in estate per questo suo mercato “aggressivo”. Cosa risponde?

Agire così era l’unico modo per rompere gli schemi e far capire che facevo sul serio. In più era già fine giugno, non c’erano giocatori forti liberi. Ma ora siamo straordinariamente soddisfatti delle nostre scelte: abbiamo italiani forti, pronti anche per la serie A. Inoltre, il monte ingaggi non è così folle, di sicuro non di molto superiore a quello di Cantù.

Quell’unica sconfitta in casa contro Cantù sembra avervi dato una grande spinta. Cos’è scattato?

È stata una lezione determinante. Dopo quella sconfitta, non avrei accettato nulla di diverso da un netto cambio di marcia e così è stato. Dopo quella partita, abbiamo sempre vinto con grandi margini. Credo sia merito di una società organizzata: io faccio colloqui personali scadenzati, in cui mi confronto direttamente con i giocatori ed eventuali problemi vengono risolti in presa diretta. Aggiungo che i tesserati sono pagati al millesimo ogni mese, il che è fondamentale.

Cos’ha spinto un imprenditore romano a investire così tanto a Trapani?

Facile: la mia futura moglie è di Trapani e lei ama stare lì. Investire in questa città è stata una grande idea, molto più che vincente: ho avuto uno spazio mediatico clamoroso, creare una polisportiva e investire personalmente da subito nello stadio e nel palazzetto ha dato un segno tangibile di serietà.

Calcio e basket: sembra la polisportiva del Barcellona…

O del Real Madrid o del Galatasaray... Sono modelli vincenti che ho studiato a fondo e ho cercato di riproporre in Italia. Due sport possono attrarre più tifosi, la fusione degli interessi crea più pubblico. E penso agli sponsor, perché una realtà come la nostra potrà diventare fortemente attrattiva. Aggiungo che, proprio martedì, ho acquistato Telesud: questo porterà benefici a calcio e basket, con l’obiettivo di trasformare la televisione da regionale a nazionale.

Primo anno nello sport come dirigente, ma di lei si vedono tante foto con sportivi di ogni genere. Con Maradona, che rapporto aveva?

Diego era più di un amico, era un mentore: mio figlio si chiama Diego Armando. Ma sono amico di Lotito, ci scambiamo idee e con il Trapani in C avremo anche una collaborazione. Ho conosciuto il presidente federale Petrucci: è rimasto esterrefatto da quello che abbiamo fatto in pochi mesi qui a Trapani.

Altra cattiveria sul suo conto, che circolava in estate: “Bella squadra Trapani, ma tanto non arriveranno a Natale”. Che risponde?

So che molti l’hanno pensato, detto e scritto: in Italia c’è molta invidia delle persone di successo, si è sempre saputo. Spero in un cambio di mentalità. A Trapani, però, le persone hanno visto ciò che ho fatto in pochi mesi.

Trapani e Cantù sono le big del girone Verde. Ma dall’altra parte secondo lei quali sono le potenziali rivali?

Sinceramente, non vedo nessuno più forte di Cantù e Trapani. Vedo squadre belle come Forlì, Trieste e Udine, ma nettamente inferiori. La stessa Fortitudo Bologna secondo me non è allestita per vincere.

E quindi?

Quindi sono sicuro che Trapani e Cantù, l’anno prossimo, saranno insieme in serie A.
L.Spo.

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