Biglietti nominali: «Serve salvaguardare sicurezza e accesso»

Basket Il gm di Cantù, Santoro, parla a nome del club: «Occorre un modello che non sia troppo limitativo e trovare una soluzione di mediazione condivisa»

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«Serve una procedura snella, che salvaguardi sicurezza e accesso». Biglietti nominali anche nel basket, il dibattito prosegue. E, dopo aver sentito le ragioni dei tifosi, scendono in campo anche le società.

Da un lato “costrette” ad adeguarsi alle normative e alle disposizioni degli organi deputati all’ordine pubblico, dall’altra consapevoli che i tifosi (i propri, ma anche gli ospiti) sono parte integrante di un club e di una stagione sportiva.

«Favorire gli spostamenti»

La questione è ormai nota: c’è un protocollo d’intesa, di iniziativa ministeriale, che prevede a partire dalla stagione che sta per partire, la nominalità dei biglietti d’ingresso per le partite di basket, come capita da un ventennio nel calcio e, da circa dieci anni, anche per concerti e spettacoli. A ciò si aggiunga l’obbligo di porre fine alle vendite - da riservare in poche e scelte ricevitorie sul territorio - alle 19 del giorno che precede la partita.

E Cantù, intesa come club, che ne pensa? Sul tema è intervenuto il general manager Sandro Santoro: «Bisogna cercare di trovare una soluzione di mediazione, come stanno facendo i tifosi. Il presupposto è uno solo: calcio e pallacanestro sono due mondi non equiparabili, specialmente per i numeri di tifosi che riescono a muovere. Detto questo, non si può fare di tutta l’erba un fascio: ci sono gare particolari, che possono essere giudicate a rischio, e vanno trattate separatamente».

Un po’ quello che è successo fino alla scorsa stagione, ossia semplificazione massima, con restrizioni in casi isolati: «Credo che lo standard dovrebbe essere improntato alla semplicità, al favorire gli spostamenti. Il basket è un mondo che riunisce varie anime: ci sono le tifoserie organizzate, ma anche famiglie e appassionati che devono avere la possibilità di accedere ai palazzetti in modo agile e senza troppe complicazioni. Serve un modello che non sia troppo limitativo. Altra cosa sono le partite in cui livello di attenzione deve alzarsi».

«Possibile un punto d’incontro»

La partita è appena iniziata, le parti avranno modo di confrontarsi sul tema: «Va anche detto - continua il dirigente canturino - che l’ordine pubblico è questione delicata e le società si attengono a ciò che decidono l’Osservatorio e le Prefetture. Inoltre, avere un quadro chiaro consentirebbe anche ai club di organizzarsi nel modo migliore per ospitare le tifoserie. Gli incontri avviati dovrebbero tendere a semplificare questi temi».

«Alla fine, un punto di incontro credo sia possibile - la chiosa del gm -, salvaguardando la sicurezza che deve essere la priorità per tutti, ma con le dovute differenze da sport a sport e da partita a partita».

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